10 CONDIVISIONI
Opinioni

Yamamay e Carpisa parleranno francese?

I marchi del “made in Italy” continuano a trovare estimatori all’estero. Dopo l’acquisizione del controllo di Pomellato da parte di Kering, è Lvmh a farsi avanti per entrare nel capitale di Pianoforte Holding…
A cura di Luca Spoldi
10 CONDIVISIONI

Immagine

A pensare male si potrebbe credere che l’Italia più che in vendita sia in saldo. Ma se si va a guardare ogni singola storia si scopre che ciascuno ha le proprie, specifiche, motivazioni. Fatto sta che i marchi italiani continuano a piacere assai ai grandi gruppi mondiali. Così dopo che Kering (l’ex Ppr di Francois-Henri Pinault) ha messo le mani qualche settimana fa sulla maggioranza di Pomellato, la concorrente storica Lvmh, guidatada Bernard Arnault, sarebbe intenzionata a pareggiare i conti con un nuovo investimento nel “made in Italy”. Secondo voci di stampa il gruppo francese avrebbe infatti avviato i primi contatti con la famiglia Cimmino, azionista di riferimento di Pianoforte Holding, società cui fanno capo Inticom (proprietaria del marchio di intimo e moda mare Yamamay), Kuvera (fondatrice del brand di borse, valige e accessori Carpisa) e Jaked (titolare dell’omonimo marchio di costumi da bagno) e che nel febbraio 2012 aveva visto l’ingresso, col 10%, di Intesa Sanpaolo (tramite la sottoscrizione di un aumento di capitale da 40 milioni di euro) in vista di una successiva possibile Ipo a Piazza Affari, in vista della quale la società ha già aderito a Elite, la piattaforma di servizi integrati promossa da Borsa Italiana per aiutare le piccole e medie imprese a realizzare i propri progetti di crescita.

Arnault, che in Italia già controlla i marchi Fendi, Emilio Pucci, Acqua di Parma e Bulgari (oltre ad essere presente con la catena distributiva Sephora nel settore dei prodotti di bellezza), sarebbe disponibile a entrare nel capitale anche solo con una quota di minoranza, rilevando in parte le azioni di Intesa Sanpaolo e in parte apportando capitali freschi, cosa che non escluderebbe un successivo sbarco a Piazza Affari anche se è probabile, nel caso che i colloqui con Lvmh vadano in porto, che i tempi possano allungarsi rispetto a quanto finora ipotizzato (ossia un collocamento tra la fine del prossimo anno e i primi mesi del 2015). Ma perché i napoletani Cimmino (che nel 1983 avevano già dato vita al marchio Original Marines, prima di uscire dalla società all’inizio del nuovo millennio, per dedicarsi un ramo familiare all’edilizia e l’altro, appunto, a Yamamay e Carpisa, nel primo caso in società con la famiglia di imprenditori lombardi Garda, nel secondo con quella napoletana dei Carlino) dovrebbero aprire il capitale al numero uno mondiale della moda e del lusso?

Il problema del gruppo italiano, come di molti altri brand tricolori, è l’eccessiva focalizzazione sul mercato domestico ed europeo. Un’area in cui le prospettive di crescita restano a dir poco deboli, complice anche una “cura tedesca” rivelatasi finora letale per i paesi del Sud Europa, fatta di repressione fiscale per abbattere il debito pubblico in parallelo all’azione della Bce e dell’Eba volta a favorire un rafforzamento del patrimonio delle maggiori banche, azione che è coincisa con un “credit crunch” innescato fin dal 2008 dall’esplodere della crisi economico-finanziaria conseguente al collasso dei mutui “subprime” americani e al successivo crack di Lehman Brothers (e poi accentuato dal successivo esplodere della crisi del debito sovrano europeo). Così le aziende europee, e quelle italiane non fanno eccezione, cercano di rafforzare le esportazioni sui mercati esteri, come già ricordato, scegliendo ognuna una strategia e un’area geografica differente in base alle caratteristiche proprie e/o del proprio settore.

Pianoforte Holding, in particolare, dopo aver chiuso il 2012 con un giro d’affari attorno ai 300 milioni di euro, per l’80% realizzato in Italia, e un Mol pari al 16%-17% dei ricavi, punta far salire entro il 2015 il fatturato almeno fino a 400-500 milioni, continuando ad espandere la rete: quest’anno sono infatti in programma 100 nuove aperture, soprattutto all’estero, per tentare di far salire le vendite fuori d’Italia almeno al 30% del fatturato complessivo. Un piano di sviluppo ambizioso, per realizzare il quale i soldi di Intesa Sanpaolo potrebbero non essere sufficienti, così come le competenze e relazioni commerciali che i Cimmino sono già riusciti a tessere in questi ultimi decenni. Ben diverso sarebbe poter contare sulla forza e sul prestigio (e conoscenze) di un gruppo globale come quello guidato da Bernard Arnault, che dunque potrebbe entrare in punta di piedi dentro a Pianoforte Holding, nel ruolo non solo di socio finanziario ma di partner industriale e commerciale al tempo stesso. Magari in attesa che i Carlino o gli altri loro soci italiani decidano di passare la mano.

10 CONDIVISIONI
Immagine
Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views