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Washington Post: “Putin chiede a degli hacker di sconfiggere o danneggiare Hillary Clinton”

Secondo il quotidiano statunitense il presidente russo in persona chiese a dei pirati informatici di intervenire nella campagna elettorale delle presidenziali USA per favorire Donald Trump.
A cura di Davide Falcioni
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Il presidente russo Vladimir Putin chiese a pirati informatici di sua fiducia di "sconfiggere o almeno danneggiare Hillary Clinton, ed aiutare l'elezione del suo oppositore Donald Trump". E' quanto – secondo una nuova rivelazione del Washington Post sul Russiagate – era contenuto in un dossier speciale e naturalmente segreto della Cia, consegnato a Barack Obama nell'agosto dello scorso anno con la raccomandazione che lo leggesse solo il presidente e un ristretto gruppo di fidatissimi consiglieri consiglieri. Secondo il quotidiano statunitense, dunque, Putin ebbe un ruolo di primaria importanza nel tentativo di influenzare le elezioni statunitensi.

Nel dossier consegnato nell'agosto 2016 a Obama i servizi segreti riuscirono a documentare per la prima volta un intervento personale del presidente russo, che avrebbe impartito istruzioni estremamente dettagliate per interferire nella campagna elettorale. La materia era così importante che quel rapporto top secret venne trattato con gli stessi protocolli di sicurezza e le stesse precauzioni adottate nei preparativi del raid contro Osama Bin Laden, spiega il Washington Post.

Solo a fine dicembre 2016, quindi cinque mesi più tardi e quando ormai stava per lasciare la Casa Bianca al suo successore, Obama varò una misura di ritorsione, espellendo 35 diplomatici russi. Una misura tutto sommato modesta per quello che il secondo quotidiano statunitense è stato "il crimine politico del secolo, un attacco alla democrazia americana destabilizzante, senza precedenti, e coronato dal successo". Il prezzo che il Cremlino ha pagato per quelle azioni non è certo proporzionale al danno recato. Il capo dello staff di Barack Obama, Denis McDonough, ha riferito che il presidente giudicò subito quella vicenda come "un attacco al cuore del nostro sistema".

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