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Voto anticipato a settembre? Il rischio è che aumenti l’IVA

Mentre si discute della nuova legge elettorale, si fa largo l’ipotesi del voto anticipato a settembre. Ma se il Governo non disinnesca le clausole di salvaguardia, il rischio è l’aumento dell’Iva nel 2018.
A cura di Redazione
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A quanto si apprende in queste ore, dagli incontri tra le delegazioni dei vari partiti potrebbe emergere una posizione condivisa sulla legge elettorale. O almeno, un accordo fra alcune forze politiche che riesca a garantire una maggioranza parlamentare intorno a un testo condiviso. Stando alle ricostruzioni degli addetti ai lavori, dunque, l'ipotesi più probabile sembrerebbe quella del voto anticipato a settembre, con una legge elettorale ricavata dal modello tedesco, dunque con una quota proporzionale e un'altra maggioritaria e una soglia di sbarramento piuttosto consistente, intorno al 5%.

Il voto anticipato a settembre è caldeggiato sia dal MoVimento 5 Stelle che da parti consistenti del Partito Democratico, mentre è osteggiato dai centristi, da Forza Italia e dagli ex democratici di Mdp – Articolo 1.

C'è però anche un'altra ragione per la quale l'idea di votare a settembre preoccupa la politica, e soprattutto il Quirinale. Con il voto anticipato, infatti, si rischia di arrivare ai mesi di ottobre – novembre, decisivi per la manovra economica, senza una maggioranza qualificata e un Governo pienamente in carica. In tal caso, dunque, non ci sarebbero le condizioni per "disinnescare le clausole di salvaguardia", con un effetto decisamente negativo per le tasche degli italiani.

Infatti, come noto, le manovre degli ultimi anni hanno lasciato una pesante eredità sulle spalle dei Governi dei prossimi anni: le cosiddette clausole di salvaguardia, ovvero una sorta di cambiale, che attiverebbe automaticamente l'aumento dell'Iva (dal 10 per cento al 13 per i beni di largo consumo e dal 22 al 25 per cento per gli altri beni), nel caso in cui non si trovassero le risorse "già impegnate". L'esposizione del Governo per il prossimo anno ammonta a 19,6 miliardi di euro, una cifra non proprio semplicissima da reperire.

Dunque? Ecco, fonti ben informate parlano di un Governo Gentiloni pronto a mettere in campo un decreto per spostare di qualche mese l'attivazione delle clausole, magari ad aprile. Ma la strada è ovviamente in salita.

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