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Volo Germanwings, i misteri di quella discesa troppo graduale

Affrontiamo alcuni degli interrogativi del disastro aereo della Germanwings con un generale dell’aeronautica militare italiana. Lontana l’ipotesi dell’attentato, più possibile quella di un incidente che abbia reso incoscienti i piloti.
A cura di Redazione
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150 morti e tanti interrogativi che riceveranno risposta non appena saranno interpretati i dati della scatola nera del volo Germanwings caduto sulle Alpi francesi. Gli elementi su cui si stanno concentrando le indagini, tuttavia, sono molteplici. Ci sono i dati del volo – velocità, altitudine, velocità variometrica – e i resti del velivolo sulla montagna. Si parte da questi, osservando che occupano un'area particolarmente estesa. Circa 2 chilometri che descrivono un impatto frutto di una discesa relativamente dolce. "Tutto lascia pensare che l'aereo non fosse molto appruato", ci dice un generale dell'aeronautica militare, cioè che l'inclinazione del muso fosse lontano dalla perpendicolarità rispetto al suolo. Quanto maggiore fosse stato l'appruamento, tanto minore sarebbe stata la dispersione dei resti. I dati di navigazione ci dicono inoltre che, durante la discesa iniziata intorno alle 9.31 UTC, la velocità è scesa sensibilmente, ma non in maniera tale da lasciar presagire alcuno stallo (da 480 a 380 nodi). L'eventualità che i due motori siano andati fuori uso, insomma, appare una volta di più lontana.

"Con un solo motore si può atterrare", ci dice il Generale, "e lo spegnimento di entrambi i motori è un'eventualità troppo remota". La pista terroristica, che più volte le autorità non hanno indicato come la più accreditata, si allontanerebbe ulteriormente se si considera una strategia dinamitarda. Un'eventuale esplosione nelle turbine e una messa fuori funzione dei motori "sarebbe stata visibile dal radar, come qualsiasi deflagrazione ad alta quota" e nulla di simile è stato osservato dalla base. Resta la discesa graduale ma decisa, non perpendicolare ma veloce. Si fa avanti l'idea di un malore ai piloti.

I piloti hanno modo di segnalare, pigiando dei tasti vicini alle loro gambe, tentativi di dirottamento e danni. Nulla di ciò è accaduto. Sono peraltro due, il che dà la possibilità all'uno di intervenire laddove non riesca l'altro. L'importanza della doppia presenza è tale che pilota e co-pilota sono costretti a mangiare pasti differenti per evitare che eventuali tentativi di avvelenamento colpiscano contemporaneamente entrambi. In queste ore si è fatta avanti l'ipotesi del parabrezza incrinato, che avrebbe fatto perdere coscienza agli aviatori facendo entrare in funzione una modalità automatica di riduzione di quota. A 38000 piedi, l'altitudine a cui si trovava il volo Germanwings, l'ossigeno presente nell'aria è del tutto insufficiente alla vita di qualsiasi animale (e le temperature si aggirano intorno ai -50° C). Anche qui non mancano gli interrogativi: possibile che i piloti non abbiano avuto il tempo di indossare le maschere di ossigeno? Possibile che l'aereo abbia proseguito la sua discesa in automatico senza attestarsi sui 10000 piedi?

Irrilevante, invece, l'ipotesi del carrello non funzionante. L'eventualità che tutto sia cominciato da questa parte dell'aereo si è fatta avanti riportando alla memoria il disastro sfiorato su un velivolo Lufthansa. "A 38.000 il carrello era stato già ritirato – ricorda il generale – e a quelle velocità è fisicamente impossibile aprirlo".

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