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Vittorio Arrigoni, morto uno dei suoi assassini arruolato nelle file dell’Isis

Mahmoud Al-Salfiti era uno dei due uomini condannati per l’assassinio dell’attivista italiano, catturato e ucciso a Gaza nell’aprile 2011. A giugno era riuscito ad evadere dal carcere per unirsi all’esercito dell’Isis e sarebbe morto nella battaglia di Anbar.
A cura di Andrea Parrella
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Uno dei due assassini di Vittorio Arrigoni, l'attivista italiano che perse la vita nel'aprile del 2011, avrebbe perso la vita nella battaglia di Anbar, mentre militava tra le fila dell'eserito dello Stato Islamico, dopo essere evaso dalla prigione nella quale era detenuto. Si tratta di Mahmud al-Safiri, evaso lo scorso giugno dal carcere dove era detenuto da anni. Ad annunciare la sua morte è il network jihadista, che poco fa ha reso pubblico un messaggio piuttosto chiaro, accompagnato da una foto di al-Salfiti: "Mahmoud al-Salfiti, che ha partecipato alla morte dell'infedele italiano Arrigoni e poi venne incarcerato da Hamas e riuscì a fuggire cinque mesi fa e arrivare nello Stato islamico è morto da martire nella battaglia per Anbar".

L'omicidio di Vittorio Arrigoni

Era il 14 aprile del 2011 quando Vittorio Arrigoni venne prima catturato e poi ucciso a Gaza. A seguito di un rapimento da parte di una cellula di palestinesi salafiti , venne tolta la vita all'attivista di stanza nella regione a cavallo tra territorio israeliano e palestinese. I due killer, Mahmoud al-Salfiti e Tamer al-Hassasna, erano stati condannati al carcere a vita, mentre altri due complici a 10 anni di reclusione. Successivamente, nel 2013, la pena venne ridotta a 15 anni, ricevendo uno sconto di pena che, al tempo e ancora oggi, suscita indignazioni, anche per le modalità con le quali quella decisione venne presa al tempo.

La fuga e l'arruolamento nell'Isis

Al-Salfiti era fuggito da Gaza a giugno, dove scontava un ergastolo, ridimensionato poi ad una reclusione di 15 anni. Aveva beneficiato di un permesso in occasione del Ramadan, il mese di digiuno islamico. Poi si è dileguato. Infine il passaggio in Siria, forse attraverso l'Egitto, e l'Iraq.

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