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Vittima stupro “sembra un maschio”, Cassazione annulla sentenza: “Aspetto fisico irrilevante”

L’aspetto fisico di una donna vittima di stupro è “irrilevante” e si tratta di un “elemento non decisivo” per valutare la credibilità della sua denuncia. A sottolinearlo è la Cassazione nelle motivazioni dell’annullamento con rinvio delle assoluzioni dei due giovani sudamericani accusati di aver violentato una ragazza peruviana a Senigallia nel 2013.
A cura di Susanna Picone
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L'aspetto fisico di una donna che denuncia uno stupro è del tutto "irrilevante" e si tratta di un "elemento non decisivo" per valutare la credibilità della sua denuncia. È quanto sottolinea la Corte di Cassazione nelle motivazioni depositate oggi dell'annullamento con rinvio delle assoluzioni dei due giovani sudamericani accusati di aver violentato una ragazza peruviana a Senigallia (Ancona) il 9 marzo 2013. Ad assolvere gli imputati, dopo una condanna in primo grado, era stata la Corte di Appello di Ancona nel novembre del 2017 con un verdetto che appunto faceva riferimento alla "mascolinità" della ragazza per minare la sua credibilità. Nelle motivazioni della sentenza più volte era stato sottolineato l'aspetto mascolino della vittima insieme a commenti e valutazioni fisiche sulla sua scarsa avvenenza. I giudici ricordavano, tra le altre cose, che il presunto stupratore sul proprio cellulare l'aveva memorizzata con il nome "Vikingo" per alludere alla sua mascolinità, "come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare".

La vicenda sarà riesaminata nell'appello bis dai magistrati di Perugia – La Corte di  Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore della Corte d'Appello di Ancona e della ragazza peruviana ritenendo fondati i loro reclami. Secondo gli ermellini, i giudici di merito si sarebbero basati su una "incondizionata accettazione" della narrazione dei fatti proposta dalla difesa degli imputati mentre non è stato fatto alcun "serio raffronto critico" con il verdetto di condanna emesso in primo grado. Secondo la Cassazione, inoltre, senza il necessario "supporto probatorio" le dichiarazioni dei due imputati sul consenso al rapporto sessuale sono state prese per buone a fronte della brutalità del rapporto in seguito al quale la giovane vittima si è dovuta sottoporre a intervento chirurgico e trasfusione. La vicenda sarà riesaminata nell'appello bis dai magistrati di Perugia.

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