530 CONDIVISIONI

Violenza domestica, l’audio choc di Alessandro, 8 anni: “Papà mi ucciderà”

Alessandro, 8 anni, e il suo fratellino Giacomo sono vittime di violenza domestica. Ecco, raccontata attraverso un audio e un disegno, la loro storia.
A cura di Angela Marino
530 CONDIVISIONI
Immagine

“Mi rinchiude al buio, io faccio finta di essere morto, se no muoio dalla paura”. Così il piccolo Alessandro (nome di fantasia), 8 anni, descrive alla madre il modo in cui viene punito quando si trova a casa del papà nei giorni stabiliti nell’accordo di separazione. Sembra un racconto dell’orrore, invece è solo una storia di ordinaria violenza domestica.

Alessandro e suo fratello Giacomo (nome di fantasia), di quattro anni più piccolo, sin dalla nascita si sono trovati in balia di due genitori con un rapporto conflittuale, assistendo alle scenate del papà, ai litigi furibondi, ad alcuni scoppi violenti. Sono vittime di quella che si definisce ‘violenza assistita’. Poco conosciuta, questa forma di violenza domestica si manifesta in moltissimi nuclei familiari dove i bambini dono spettatori di maltrattamenti psicologici, sessuali e anche economici su figure di riferimento, come la mamma, o anche fratelli e sorelle. La violenza assistita può avere effetti devastanti sulla psiche di un bambino e infatti, Alessandro ha avuto bisogno di un educatore di supporto perché a scuola manifesta un disturbo da iperattività, mentre il piccolo Giacomo mostra un costante bisogno di attenzione. (l'articolo continua dopo la foto)

Immagine

Entrambi i bambini sono in carico al Tribunale dei minori che a sua volta li ha affidati agli assistenti sociali. Anche l’affido ai servizi, in questo caso, si è rivelato poco produttivo, tanto che quando Oriana (nome di fantasia), la mamma dei fratellini si è presentata alla psicologa di riferimento dei Servizi con un disegno fatto da Giacomo, per sottolineare i segnali di allarme che vi leggeva, questa l’ha rassicurata sulla ‘normalità’ del disegno.

Lo stesso disegno è stato sottoposto dalla redazione di Fanpage.it a una criminologa esperta di sviluppo infantile e la lettura è stata completamente diversa. Si tratta di un disegno fatto dal piccolo sui banchi di scuola, dove gli è stato chiesto di disegnare la sua famiglia. Il piccolo ha scelto il colore rosso, che denota l'aggressività e l'ansia che gli comunicano il contesto familiare. Il disegno denota l'assenza di uno spazio emotivo positivo esistente tra i bambini, raffigurati a margine del foglio e i genitori, che prendono la scena, con il papà rappresentato con una figura preponderante e minacciosa sulla madre e lo sguardo rivolto verso di lei. Né i genitori né i bambini sono designati con braccia e gambe, sebbene con i suoi cinque anni il bambino deba essere già in grado di disegnare le persone con quello che si dice ‘schema corporeo' (collo, braccia, gambe). L'intero disegno, realizzato con un tratto marcato, sintomo di aggressività e rabbia, denota lo stato di sofferenza del piccolo Giacomo.

Nonostante i vari segnali di allarme, Alessandro e Giacomo sono stati affidati in maniera esclusiva al papà, lo stesso, che infligge loro quelle punizioni. Dopo che sono stati sottratti alla madre, che li aveva portati via senza avvertire il tribunale, se anche il papà venisse giudicato non idoneo ad accudirli, i piccoli rischierebbero di essere dichiarati ‘adottabili' e finire nella trafila degli affidamenti.

530 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views