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Violentata a 8 anni dal prete. La suora scopre tutto e le rompe un braccio “per punizione”

Theresa Tolmie-McGrane, 55 anni, negli anni Settanta era una delle bimbe ospitate dall’orfanotrofio di Smyllum Park, in Scozia, ora sotto inchiesta da parte di una commissione ufficiale contro gli abusi su minori. La donna ha deciso di raccontare tutto l’orrore subito in quegli anni: “Le suore mi chiamavano put**na, mi umiliavano e picchiavano in continuazione”.
A cura di Biagio Chiariello
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Quando aveva solo otto anni fu vittima di abusi sessuali da parte di un prete. Una suora poi scoprì la scabrosa vicenda e le ruppe un braccio pur di non farla parlare: “Quello che succede qui, resta qui", le avrebbe detto. La dottoressa Theresa Tolmie-McGrane, che ora ha 55 anni, ha raccontato il suo dramma vissuta da piccola in un'udienza al tribunale Edimburgo: quello stesso sacerdote in seguito l’avrebbe anche costretta a prendere la Comunione, dicendole che era "un soldato di Dio". Theresa negli anni Settanta era ospite dell'orfanotrofio di Smyllum Park a Lanark, ora sotto esame dalla Scottish Child Abuse Enquiry, come riporta il Daily Mail. Il prete l’avrebbe violentata in almeno due occasioni, ma suore l’avrebbero sempre difesa: “Quella bimba ha un’immaginazione troppo vivace”. Una di loro l’avrebbe pure minacciata: "Ricorda rischi di finire come Sammy Carr” con riferimento ad un bimbo picchiato duramente da una suora negli anni '60 e poi morto per le ferite riportate.

Theresa ha racconto di essere arrivata all'istituzione, gestita dalle Daughters of Charity di Vincenzo de' Paoli nel 1968, all'età di sei anni. Vi ha trascorso 11 anni, fino al 1981. Un periodo in cui ha denunciato di essere stata vittima di percosse, umiliazioni, docce gelate, alimentazione forzata e anche violenze sessuali. Un prete, in particolare, le avrebbe chiesto di sedersi sulle sue ginocchia, prima di costringerla a fare sesso con lui e in un’altra occasione a guardarlo mentre si masturbava. "Ho bisogno che tu sia un soldato di Dio, un buon piccolo soldato” le avrebbe detto. Gli abusi, stando alle sue dichiarazioni, sarebbero andati avanti per diversi mesi.

In una occasione, una suora sarebbe entrata nella stanza mentre il sacerdote la stava stuprando. “Ho pensato: ‘Grazie a Dio, l’ha visto e ora farà finire tutto. Mi proteggerà’. La sua faccia era diventata tutta rossa e distorta. Ho pensato: ‘È arrabbiata con lui’, ma era arrabbiata con me. Mi ha chiamato put*ana, mi ha preso il braccio sinistro e mi ha tirata fuori dalle sue ginocchia, poi mi ha lanciato verso il muro, rompendomi un braccio”. Per anni Theresa non ha voluto parlare con nessuno di quanto accaduto tra quelle mura, poi alla fine ha capito che, anche per il bene di altre persone, doveva farsi avanti. Ha rinunciato all’anonimato e ha deciso di raccontare tutto. “So che quelle cicatrici emotive e fisiche resteranno sempre con me, ma so anche che dovevo farlo per molte altre vittime come me” dice oggi la donna

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