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Vieste, riesplode la guerra tra clan: morto in un agguato in strada ragazzo di 25 anni

Antonio Fabbiano è stato ucciso ieri con colpi di fucile al torace e all’addome: si ritiene che il delitto sia maturato nell’ambito di una guerra tra bande criminali.
A cura di Davide Falcioni
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E' durato appena 20 giorni il periodo di "tregua", poi si è tornati a sparare nelle strade di Vieste, in provincia di Foggia. Antonio Fabbiano, un 25enne con precedenti penali, è stato ucciso con alcuni colpi d'arma da fuoco in via Tripoli, nelle vicinanze del porto. Stando a quanto finora è stato possibile appurare il giovane stava tornando a casa quando è stato raggiunto da almeno due sicari che hanno esploso numerosi colpi di fucile ferendolo all'addome e al torace. Le sue condizioni si sono rivelate subito disperate. Il ragazzo è stato trasportato all'ospedale "Casa sollievo della sofferenza" di San Giovanni Rotondo dove è deceduto durante la notte.

I primi accertamenti effettuati dai carabinieri di Vieste hanno fatto emergere che i killer avrebbero utilizzato più di un'arma. Moltissimi, infatti, i bossoli recuperati sull'asfalto. Nel corso delle indagini i militari hanno ascoltato una decina di persone ed eseguiti cinque stub, l'esame per verificare la presenza di polvere da sparo su mani ed indumenti, ad esponenti dei clan rivali. Gli inquirenti ritengono infatti che questo ennesimo fatto di sangue vada inquadrato nell'ambito della sanguinosa guerra di mafia che si sta consumando nel Gargano, e in particolare a Vieste, dal gennaio di tre anni fa, quando venne ucciso lo storico boss Angelo Notarangelo detto ‘Cintaridd'. Negli ultimi tre anni nella città garganica  si sono verificati otto omicidi, quattro agguati falliti e una lupara bianca.

L'ultimo delitto risale allo scorso 6 aprile quando è stato ucciso Giambattista Notarangelo, cugino del capoclan. Secondo gli inquirenti l'omicidio di ieri del giovane 25enne sarebbe la risposta a quest'ultimo omicidio. Fabbiano, infatti, era molto probabilmente vicino al clan di Marco Raduano in lotta – così come emerge dall'ultima relazione della commissione parlamentare antimafia – con quello dei Notarangelo e con la banda di Girolamo Perna per il controllo del traffico di stupefacenti con la vicina Albania.

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