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“Vieni, ti mostro l’amore dall’alto”, così il ‘santone’ abusava delle bambine

Un giorno una fedele di una comunità religiosa di Lavina (Catania), si presenta alla polizia postale con un telefonino: dentro ci sono le prove degli abusi sessuali che la figlia subiva dagli 11 anni di età dal santone della congregazione. Nasce così l’inchiesta ‘Docici apostoli’, un’indagine dai contorni agghiaccianti che ha portato alla luce un sistema di abusi organizzato da insospettabili membri della comunità.
A cura di Angela Marino
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Pietro Alfio Capuana
Pietro Alfio Capuana

L’egida è quella della Chiesa, ma la ‘missione' del circolo ‘Cultura e Ambiente' di Aci Bonaccorsi, paesello di tremila anime a nord di Catania, è molto più che laica, anzi, ‘profana’. Al cenacolo spirituale di Lavina, tra deliri pseudo religiosi e propaganda elettorale, una mezza dozzina di bambine sono state abusate sessualmente e filmate. Sono le ipotesi dell'inchiesta (ancora in corso) dai contorni agghiaccianti, l'indagine ‘Dodici apostoli', avviata dalla Polizia postale a seguito della denuncia di una fedele della congregazione siciliana. Al centro dello scandalo c’è lui, Pietro Alfio Capuana, bancario 73enne in pensione e padre dell’ex assessore provinciale, Daniele Capuana, estraneo ai fatti, ma non all’imbarazzo di essere il figlio dell’uomo accusato di aver sfruttato il suo ‘carisma spirituale’ per piegare alle proprie voglie bambine di 11 anni.

La storia del cenacolo siciliano comincia molti anni prima, negli anni Settanta, quando padre Stefano Cavalli, il prete esorcista di Maria SS. Ritornata, fonda ‘Cultura e ambiente’. Nonostante l'impronta religiosa si tratta di una associazione laica il cui scopo è quello di vendere i prodotti della terra che i soci coltivano nelle fertili campagne di Catania, tant’è che risulta registrata con codice Ateco 01.24 ‘Coltivazione di pomacee e frutta a nocciolo'. All'inizio i soci sono poche decine, ma diversi anni e numerose sedute spirituali dopo, raggiungono la cifra di cinquemila membri. Magistrati, professionisti, medici, ma anche disoccupati e casalinghe che si riuniscono insieme per pregare, sotto la guida del carismatico sacerdote.

La congregazione degli orrori

Quando nel 2015 padre Cavalli viene a mancare, a guidare la comunità restano Salvatore Torrisi e Pietro Capuana, ormai da 25 anni di fatto alle redini del potere. L'associazione diventa una specie di setta e richiede requisiti di iscrizione specifici. Di ogni aspetto della gestione si occupa una cricca di persone vicine al Capuana, che il sedicente santone ama chiamare i ‘dodici apostoli’. A sé, invece, riserva un ruolo molto particolare: il bancario si proclama la reincarnazione dell’Arcangelo. La congrega si riunisce con cadenza settimanale, le sedute sono veri e propri show dove Capuana si produce in quelle che chiama ‘locuzioni’ religiose. Ogni riunione – come si leggerà poi dai verbali dell'inchiesta – si conclude con festini riservati a una ristretta cerchia di persone. In queste occasioni il Capuana si concede alcune libertà con le figlie dei fedeli, ragazzine di età compresa tra gli 11 e i 15 anni.

‘Amore santo' e schiavitù

Da sn: Pietro Capuana, Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti, Katia Scarpignato
Da sn: Pietro Capuana, Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti, Katia Scarpignato

Approcci niente affatto casuali, da quello che l'inchiesta ricostruisce. Le bambine venivano selezionate tra quelle più sole e fragili e poi circuite con lusinghe e manipolazioni. Una volta attratte nella cricca del santone, veniva lasciato loro intendere che avrebbero dovuto cedere alle sue avances sessuali. Soggiogate dal ruolo di autorità che ricopriva come guida di una comunità cattolica, e lusingate dall'essere state prescelte per ricevere ‘l'amore santo' dell'anziano le piccole cedevano. Quelle che si mostravano imbarazzate o a disagi venivano ostracizzate insieme alle loro famiglie ed escluse dalla comunità. Quanto a quelle ormai già asservite agli abusi, se si rifiutavano di subire, erano costrette a pagare una multa in denaro per essere riammesse nella congregazione. La compagnia delle bambine veniva organizzata dalle persone vicine al santone all'interno di uno schema di turni. Tra le organizzatrici, nell'inchiesta, figurano Katia Scarpignato, 48 anni, dirigente della Sac (Società Aeroporto Catania), Rosaria Giuffrida, 57 anni, moglie di Mimmo Rotella, ex assessore regionale al turismo e Fabiola Raciti, 55 anni. Tra le ‘mansioni' delle ragazzine, oltre ad assecondare le richieste sessuali del santone, spesso in gruppo, c'era il compito di lavarlo, vestirlo e pulire la sua casa.

‘Dodici apostoli'

A interrompere questo ricettacolo di orrori, nel 2016, è una mamma quarantenne. La donna, anche lei tra i fedeli della congregazione, consegna alla Polizia postale uno smartphone contenente chat e immagini comprovanti gli abusi subiti dalla figlia dagli 11 anni di età. È allora che l’inchiesta ‘Dodici apostoli’ della Procura di Catania dispone l’arresto di Pietro Capuana. Ai domiciliari finiscono le tre aiutanti del santone, Giuffrida, Scarpinato e Raciti. Per tutti l’accusa è quella di associazione per delinquere per violenza sessuale su minori. Le perquisizioni nelle sedi della associazione portano alla luce le lettere ‘d’amore’ che le bambine erano costrette a scrivere al Capuana e il patrimonio dell'associazione: un tesoretto di sessantamila euro che includeva gli incassi delle vendite  dei prodotti agricoli e i proventi delle ‘multe'. Le vittime vengono convocate dagli inquirenti, ai quali rivelano retroscena inquietanti: superati gli 11 anni di età le bambine venivano obbligate ad assumere la pillola anticoncezionale.

Preti e politici coinvolti

Ai domiciliari finiscono anche l’ex assessore regionale Mimmo Rotella, il padrino politico del giovane Daniele Capuana (anche lui dirigente Sac) e marito di una delle aiutanti del santone. Rotella viene accusato di favoreggiamento per avere rivelato alla moglie Rosaria Giuffrida, l'esistenza dell'indagine in corso; ai domiciliari finisce anche un prete, padre Orazio Caputo, accusato di aver violato il segreto della confessione rivelando all'ex presidente dell'associazione, Salvatore Torrisi, anche lui indagato per favoreggiamento, l’intenzione della mamma di una vittima di denunciare. Come Daniele Capuana, travolta dallo scandalo, sebbene non indagata, ne esce l’assessore comunale di Motta Sant'Anastasia, Candida Fassiolo, dimissionaria dopo la pubblicazione di una intercettazione telefonica. Al telefono con Fabiola Raciti, la Fassiolo si augura che ‘indagando non trovino nulla’.

L'epilogo

È lecito, a questo punto, dedurre che in un bacino di cinquemila iscritti, dove pescare voti non era certo difficile, tra proselitismo e propaganda elettorale passasse giusto un soffio. Erano a conoscenza i vari politici coinvolti di cosa accadesse al cenacolo? Lo stabilirà la Procura di Messina. Intanto, c'è già chi si augura che ‘i responsabili scagionino quelli che sono innocenti'. Per ora, le uniche innocenti, sono risultate essere solo le bambine.

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