46 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Vestiti di marca prodotti nell’Est Europa con stipendi da fame”, la denuncia

La denuncia della Campagna Abiti Puliti: “I marchi internazionali stiano approfittando in maniera sostanziosa di un sistema foraggiato da bassi salari e importanti incentivi governativi”
A cura di A. P.
46 CONDIVISIONI
Immagine

Prodotti di abbigliamento di marca venduti a costi notevoli e con etichette Made in Europe che fanno pensare di essere al sicuro dai casi di sfruttamento drammatico dei paesi asiatici ma in realtà prodotti nei Paesi dell'Est Europa grazie ad operai con stipendi da fame. È quanto denuncia il Rapporto 2017 della campagna "Abiti Puliti" che ha  documentato numerosi casi di sfruttamento sistematico nelle fabbriche di diversi Paesi che producono per grandi marchi, anche italiani. In tanti infatti hanno delocalizzato la loro produzione industriale nelle'Est Europa sfruttando una mano d'opera a basso costo ma potendo vantare del marchio Made in Europe.

In alcuni casi si tratta di vere e proprie paghe da fame come lo stipendio medio di uno operaio slovacco che è di 374 euro o quello di un lavoratore ucraino che si ferma addirittura a 89 euro mensili. Paghe che sono formalmente legali perché minimo salariale ma che in realtà sono ben al di sotto del costo medio della vita mentre gli abiti prodotti vengono venduti a prezzi impossibili per loro. "A volte semplicemente non abbiamo niente da mangiare", racconta una delle 110 lavoratrici intervistate tra Serbia, Ungheria, Ucraina e Slovacchia. "I nostri salari bastano appena per pagare le bollette elettriche, dell'acqua e dei riscaldamenti", ha  confermato un'altra operaia.

Gli stipendi molto bassi del resto sono il motivo per cui le aziende spesso delocalizzano nei Paesi dell’Est e Sud-Est Europa dove 1,7 milioni di lavoratori e lavoratrici vivono in povertà, senza contare condizioni di lavoro pericolose e straordinari forzati e non pagati.  "Ci pare evidente che i marchi internazionali stiano approfittando in maniera sostanziosa di un sistema foraggiato da bassi salari e importanti incentivi governativi", ha dichiarato Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti, sezione italiana della Clean Clothes Campaign, una rete di più 250 partner che mira al miglioramento delle condizioni di lavoro e al rafforzamento dei diritti dei lavoratori dell’industria della moda.

46 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views