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Veronica muore a 14 anni in ospedale, condannato medico che la visitò

Il chirurgo che il 2 gennaio 2014 era in servizio in ospedale a Latisana è stato condannato dal giudice del tribunale di Udine a 1 anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, per la morte di Veronica Surian, la ragazzina, 14 anni di San Michele al Tagliamento, che quel giorno si presentò nel nosocomio di Latisana in preda a forti dolori addominali.
A cura di Biagio Chiariello
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Un anno e sei mesi (pena sospesa). Questa la condanna stabilita dal tribunale di Udine nei confronti del chirurgo “colpevole” della morte di Veronica Surian, la quattordicenne di San Michele al Tagliamento deceduta l’8 gennaio 2014 all’ospedale di Udine, dov’era giunta in condizioni disperate, dopo un intervento chirurgico al quale era stata sottoposta all’ospedale di Latisana. Il chirurgo, accusato di omicidio colposo, era medico di guardia il pomeriggio in cui la giovane fu ricoverata all’ospedale della Bassa friulana.

Stando all’ipotesi accusatoria formulata dal procuratore aggiunto Claudia Danelon nei confronti del professionista latisanese, oggi 62enne, “a causa della condotta gravemente imperita, imprudente e negligente” del medico, Veronica sarebbe arrivata in sala operatoria con ben quattro ore di ritardo, quando invece bastava operarla.

Secondo le ricostruzioni, l’adolescente era stata accompagnata dalla madre all’ospedale nel pomeriggio del 2 gennaio di cinque anni fa. La giovane avvertiva fitte all’addome e aveva cominciato a sentirsi male la sera dell’ultimo dell’anno, anche se non era voluta mancare alla festa della parrocchia. Veronica morì per arresto cardiocircolatorio sei giorni più tardi, all’ospedale a Udine dove fu poi trasferita.

Al momento della lettura della sentenza di condanna in aula erano presenti i genitori di Veronica, Rosi e Giorgio, e il fratello Michael. La mamma è scoppiata in lacrime dopo la lettura del dispositivo e ha affidato all’avvocato Antonina Gobbo la soddisfazione per una “sentenza positiva, anche nell’ottica del procedimento civile tutt’ora in corso”. Il giudice civile proprio ieri mattina si è riservato una decisione sul risarcimento, auspicando una definizione tra le parti.

I legali del medico avevano chiesto l'assoluzione dopo che la perizia firmata dai tre esperti incaricati dal giudice nel dibattimento avevano concluso che “non è possibile stabilire (…)  un nesso di causa diretto ed esclusivo tra la condotta del medico e il decesso della paziente”. La difesa ha preannunciato appello.

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