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Veronesi: “Marijuana è dannosa, ma proibizionismo aumenta criminalità. Ok legalizzazione”

L’ex ministro interviene nel dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere: “Arenarsi sul fatto che la droga sia un male è inutile al fine della risoluzione del problema”.
A cura di Redazione
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Come vi abbiamo raccontato, la presentazione della proposta di legge dell’intergruppo parlamentare sulla legalizzazione del consumo e della coltivazione della cannabis ha riaperto un dibattito molto controverso tanto nella politica che nell’opinione pubblica. Per la prima volta, dato anche il sostegno iniziale di ben 218 parlamentari, sembra che in Italia possa configurarsi un’ampia maggioranza intorno al tema della legalizzazione delle droghe leggere. Sembra, cioè, che il nostro Paese possa seguire l’esempio delle altre grandi democrazie che hanno scelto di abbandonare il proibizionismo e di cambiare completamente approccio sulla questione droghe leggere.

Ora scende in campo anche Umberto Veronesi, ex ministro della Salute e studioso di fama internazionale. Con una lettera al Corriere della Sera Veronesi chiarisce il suo pensiero, a partire da una considerazione di fondo: “La questione non è infatti se la marijuana è dannosa o no per la salute: sicuramente lo è, e si tratta soltanto di stabilire quanto”. Ma la questione, riconosce Veronesi, è un’altra: “Vietare il consumo per legge è efficace per controllare il consumo di sostanze dannose oppure no?”. Il punto è il fallimento del proibizionismo come pratica della war on drugs, cosa ormai acclarata tanto per la comunità scientifica che per la politica.

E allora, dopo aver citato gli esempi positivi dell’Uruguay e di molti stati Usa, Veronesi tira le somme, con il più classico degli esempi:

Per non perderci in teorie basta anche riflettere sulla questione del fumo di sigarette. Il tabagismo è riconosciuto fra i più gravi problemi socio sanitari internazionali. Eppure le sigarette non si proibiscono, anzi nel nostro Paese sono Monopolio di Stato. Non è sfuggito in questo caso ai governi che il mercato che nascerebbe da un divieto avrebbe proporzioni planetarie e sarebbe interamente nelle potenti mani della criminalità. Se non riusciamo a dissuadere i nostri figli dal fumare sigarette e spinelli, almeno non buttiamoli nelle braccia delle mafie.

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