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Verona, la denuncia di Elena: “Mi hanno restituito una salma irriconoscibile, non mio marito”

Elena Temporin ha denunciato quello che ha definito “un fatto incredibile”. Il marito è morto all’ospedale di Verona di Borgo Trento e lei ha deciso di donare gli organi: “La salma ci è stata consegnata solo un’ora prima del funerale in condizioni indicibili”. Per l’Azienda ospedaliera tutto è stato fatto nel rispetto delle norme.
A cura di Susanna Picone
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Decide di donare gli organi del marito, morto in ospedale a causa di un infarto, ma chiede di poter riavere poi un corpo integro per i parenti. E invece, quella che viene consegnata poco prima del funerale, è “una salma irriconoscibile”. Arriva da Verona la denuncia di Elena Temporin, che al quotidiano L’Arena ha raccontato quanto accaduto in seguito alla morte del marito Marco Mazzi. L’uomo è morto il 25 novembre scorso a 49 anni: colpito da un infarto, è deceduto all'ospedale cittadino di Borgo Trento. Poi è accaduto quello che Elena descrive come “un fatto incredibile”. I familiari hanno dato il nulla osta per l'espianto degli organi, raccomandando però di poter riavere il corpo integro. “Volevamo che lo vedessero i fratelli, che sono arrivati da lontano, e invece la salma ci è stata consegnata solo un'ora prima del funerale in condizioni indicibili”, ha detto la moglie al quotidiano, spiegando di essersi rivolta a uno studio legale perché vuole delle scuse formali e vuole sapere chi ha ricomposto il defunto. “Si tratta di una situazione che non deve ripetersi”, si è sfogata fra le lacrime.

La replica dell'Azienda ospedaliera – Dal canto suo l’Azienda ospedaliera ha però assicurato che tutto è stato fatto nel rispetto delle norme. E in una nota ha chiarito cosa è accaduto al paziente deceduto nell’ospedale di Borgo Trento. L’ospedale ha spiegato che il 27 novembre la salma è stata preparata da due operatori della Cella “che riferiscono di non aver avuto problemi alla vestizione e non hanno rilevato nello stato della salma condizioni che dovessero controindicarne l’esposizione”. “Nella nostra esperienza – si legge nella nota – può anche accadere che le salme, nel periodo post mortem, subiscano modifiche così evidenti da sconsigliare ai parenti l’esposizione. Tali alterazioni possono essere conseguenza anche dei trattamenti intensivi che il paziente può aver ricevuto durante il periodo antecedente la morte e, soprattutto nei casi di evoluzione clinica così repentina come nel caso del sig. M.M., possono anche sorprendere negativamente i familiari stessi”. Secondo l’Azienda ospedaliera il giorno dei funerali non sono state avanzate segnalazioni o lamentele particolari sullo stato della salma né da parte della Ditta di Onoranze incaricata del funerale, né da parte dei familiari del defunto. La moglie del defunto avrebbe telefonato alle Celle mortuarie di Borgo Trento solo il 30 novembre: “La signora lamentava lo stato in cui – a suo dire – sarebbe stata esposta la salma del marito. Nel corso della telefonata la signora è stata invitata più volte a segnalare per iscritto gli eventi a cui faceva riferimento. Ad oggi (mercoledì 5 dicembre 2018) all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona non risulta pervenuta nessuna richiesta scritta di spiegazioni e nessuna richiesta né da parte della famiglia del defunto né da parte di altri soggetti”.

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