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Verona, il prefetto invia 80 migranti in un paesino abitato da sette persone

In una contrada del veronese, abitata da sette persone, la prefettura di Verona ha inviato ventisei migranti, che presto potrebbero diventare 80. In pratica, nel paesino potrebbero arrivare a convivere 11 migranti per abitanti, ben più dei 3 migranti per 1000 abitanti previsti dal Viminale.
A cura di Charlotte Matteini
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In un piccolo paesino del veronese, per la precisione contrada Vaccarozzi di Erbezzi, arriveranno 26 migranti che probabilmente diventeranno circa 80 nel giro di poco tempo. L'arrivo di poche decine di migranti diventa però una notizia se rapportata al numero di abitanti di contrda Vaccarozzi: sette residenti, di cui due ultranovantenni. Come spiega il quotidiano La Stampa, che ha diffuso la notizia, il rapporto è di 11 migranti per ogni residente, ben più alto di quanto invece prescrive il Viminale, che pone il limite a 3 migranti ogni mille abitanti.

Il problema principale è che ben pochi comuni degli 8000 presenti in Italia sono disposti ad accogliere i richiedenti asilo presenti sul territorio italiano e dunque per questo motivo i migranti vengono inviati nei centri di accoglienza situati nei pochi centri disponibili. I residenti della contrada non stanno protestando al momento, ma non vedono comunque di buon occhio l'operazione. Il sindaco di Erbezzo ha dichiarato a La Stampa: "Mandare 80 profughi sul nostro territorio vale a stravolgerlo completamente. A noi ce lo hanno solo comunicato prima dell’estate che sarebbero arrivati. Non possiamo farci niente. Come amministratore non voglio buttare benzina sul fuoco ma spero che si fermino almeno a questi 26". Al momento i ventisei ragazzi – provenienti dal Ghana, Nigeria, Nuova Guinea, Sudan e Costa D'Avorio e tutti sbarcati sulle coste calabresi da due giorni – sono ospitati nella ex caserma Nato gestita dalla prefettura di Verona e per ora non possono uscire dalla struttura.

Scrive il quotidiano torinese:

I numeri sono quelli che sono e fanno paura. I profughi per ora sono rinchiusi nell’ex caserma della Nato gestita dalla Prefettura di Verona che ha concesso l’utilizzo dell’area dopo regolare bando di concorso alla cooperativa Versoprobo di Vercelli. Si vede un doppio cancello, il cartello «Alt farsi riconoscere» e in lontananza si intravede una torretta. Impossibile entrare. Ma per ora non escono nemmeno i profughi che devono ancora superare lo shock della loro odissea su un barcone. Andrea Montagnini uno dei responsabili della cooperativa Versoprobo è ottimista: «Per ora è meglio che si adattino nella nostra struttura dove possono soddisfare esigenze primarie come stare al caldo e mangiare. Poi potranno uscire ma con delle regole. Cercheremo di accompagnarli con una nostra navetta. La notte dovranno rientrare nella struttura. Abbiamo cercato anche dopo alcuni incontri di rassicurare la comunità di Erbezzo che non dovranno cambiare le loro abitudini anche con l’arrivo dei profughi».

Il signor Bruno che col trattore sposta balle di fieno per le sue vacche si sforza di essere tranquillo ma non sembra per niente rassicurato: «Fino a che stanno lì dentro non mi preoccupo. Mi fa paura l’idea che se ne vadano in giro soprattutto di notte. Ma alla fine noi 7 cosa possiamo fare contro loro che sono in 80?». In piazza una signora coi ricci fa buon viso a cattivo gioco: «All’estero non hanno problemi a gestire i profughi. Speriamo sia lo stesso anche qui da noi. Preferirei saperli rinchiusi lì dentro ma non voglio ancora pensare al peggio…». Al bar degli Alpini dove hanno esaurito «L’Arena», il quotidiano di Verona che per primo ha dato la notizia, la signora Liana schiuma cappuccini e non solo quelli: «Mandarne qui 80 è una follia. Lo stravolgimento totale del nostro territorio. Anche 2 se non richiesti sarebbero troppi. Dicono che li mettono qui perché c’è una struttura pronta, c’è la caserma della Nato. Anche a Verona ci sono le strutture. Ma capisco che mandarli su per i monti da noi per loro sia meglio, lontano dagli occhi e pure lontano dal cuore».

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