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Verona, donna fatta a pezzi: il convivente e suo nipote incastrati dalle celle telefoniche

L’esame delle celle telefoniche ha permesso ai militari di scoprire, a meno di una settimana dal delitto di Kadjia Bencheikh, che il segnale dei cellulari dei due fermati è stato agganciato in località Gardoni, dove il cadavere della vittima è stato abbandonato dopo essere stato fatto a pezzi.
A cura di Ida Artiaco
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Sono stati incastrati dalle celle telefoniche Agim Ajdinaj, albanese di 51 anni, e il nipote di lui, il 27enne Lisand Ruzhdija, accusati di aver fatto a pezzi e dato in pasto ai cinghiali Kadjia Bencheikh, la 46enne marocchina sepolta nelle campagne intorno a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, dove i resti erano stati rinvenuti lo scorso 30 dicembre. E' arrivata così la svolta nelle indagini sul caso che stava tenendo col fiato sospeso tutto il Nord Est e che ha portato al fermo dei due.

Proprio l'esame delle celle telefoniche, come ha riferito l'Ansa anticipando l'incontro tra carabinieri e stampa, in programma domani, lunedì 8 gennaio, ha permesso ai militari di scoprire, a meno di una settimana dal delitto, che il segnale dei cellulari dei due è stato agganciato in località Gardoni, dove il cadavere della vittima è stato abbandonato dopo essere stato fatto a pezzi. Il movente sarebbe la gelosia, ma per capire cosa davvero abbia scatenato la follia omicida gli investigatori sono ancora al lavoro. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il convivente della vittima, che soffre di problemi di salute, si sarebbe fatto aiutare dal nipote, studente universitario, per disfarsi del corpo della donna, uccisa molto probabilmente nella casa in cui vivevano insieme e mentre dormiva. Per il giovane, dunque, l'accusa dovrebbe essere solo quella di occultamento di cadavere.

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