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Verona, 60enne invia 50mila sms di ingiurie e minacce a una minore per avere sue foto intime

Ha inviato oltre 50.000 sms “dal contenuto ingiurioso, minaccioso e a sfondo sessuale” a una minorenne minacciandola di rendere pubbliche alcune fotografie che la ritraevano nuda. Per questo, un sessantenne di Verona dovrà scontare la condanna a 2 anni confermata sia dalla Corte d’appello di Venezia che dalla Cassazione.
A cura di Susanna Picone
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La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a due anni di reclusione nei confronti di un uomo di sessanta anni di Verona ritenuto colpevole di stalking per aver inviato circa cinquantamila sms “dal contenuto ingiurioso, minaccioso e a sfondo sessuale” a una minorenne. L’imputato è stato anche condannato a versare 2000 euro alla Cassa delle ammende per l’inammissibilità del suo ricorso contro la sentenza d’appello pronunciata il 13 gennaio 2017, e conforme al verdetto stabilito dal gip del Tribunale di Verona il 12 maggio 2015. A quanto ricostruito, l’uomo inviava i tanti messaggi alla ragazzina per costringerla a continuare a inviargli foto intime che in precedenza lei gli avrebbe inviato spontaneamente nell’ambito del loro rapporto di “amicizia telefonica”. Il sessantenne nei suoi tantissimi messaggi ricattava l’adolescente dicendole che se non gli mandava le foto lui avrebbe pubblicato quelle in suo possesso.

La vittima costretta a cambiare le sue abitudini di vita – Secondo i giudici della Suprema Corte, in maniera corretta la Corte di Appello di Venezia ha ritenuto che la ragazzina in queste circostanze sia stata costretta a cambiare le proprie abitudini di vita: la giovane, ad esempio, aveva cambiato l’utenza telefonica, non usciva di casa se non accompagnata dai familiari, temeva per la sua incolumità e quella dei suoi cari “in considerazione delle reiterate minacce anche di morte proferite dall’imputato”. La Cassazione ha riconosciuto anche il “grave e perdurante stato di ansia e di paura, in quanto determinato dalla manifestazione, da parte dell’imputato, della conoscenza delle abitudini della giovane vittima e dei suoi familiari, e della reiterata minaccia di divulgare le fotografie”.

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