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Verbania, intercettata busta con un proiettile e minacce di morte per Mattarella

A intercettare la busta i carabinieri, avvertiti dagli impiegati di Bannio Anzino, in valle Anzasca. Alle Poste avevano notato la lettera con uno rigonfiamento indirizzata al Presidente della Repubblica al Quirinale. All’interno, oltre a un proiettile, c’era anche un biglietto con minacce di morte.
A cura di Susanna Picone
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Una busta contenente un proiettile è stata intercettata dai carabinieri all'ufficio postale di Bannio Anzino (piccolo comune con meno di 500 abitanti in valle Anzasca, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola). La lettera era indirizzata al Capo dello Stato Sergio Mattarella. A richiedere l’intervento dei carabinieri sono stati i dipendenti delle Poste. In particolare un impiegato che ha letto l'indirizzo della busta in partenza, “Al presidente S. Mattarella – Roma, Quirinale”, e si è accorto di un rigonfiamento all'interno. Nella busta, oltre a un proiettile da caccia, è stato trovato anche un messaggio con minacce di morte scritte a mano. I carabinieri, che indagano sulla vicenda nel massimo riserbo, hanno svolto accertamenti anche in un paese vicino, Calasca Castiglione.

Insulti e minacce sui social al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – In queste difficili settimane di crisi politica anche via social sono arrivati tanti insulti e minacce al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Insulti che non sono passati inosservati e che hanno spinto la polizia postale e la Digos ad avviare subito indagini approfondite per risalire all'identità di questi “leoni da tastiera”. Sono al momento almeno nove gli indagati per le minacce via Twitter e Facebook al Presidente ma l’indagine non è ancora conclusa. Sono infatti ancora in corso verifiche su centinaia di profili Facebook. I reati ipotizzati dal codice penale prevedono pene fino a 15 anni, collegate anche alle aggravanti che è possibile ipotizzare: alcuni indagati avevano fatto riferimenti al fratello di Sergio Mattarella, ucciso dalla mafia nel 1980, con offese anche a lui o con frasi che auguravano al Capo dello Stato di fare la fine di Piersanti.

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