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Valentina, impiccata a 19 anni. Pentito accusa l’amante della ragazza: “L’ha uccisa lui”

Il pentito Aldo Navarria ha detto davanti alla Corte d’assise di Catania di essersi convinto che è stato Nicola Mancuso l’autore del delitto mascherato da suicidio di Valentina Salamone, 19enne trovata morta nel 2010 in una villetta di Adrano. “E che dovevo fare… meglio la sua che la mia famiglia”, avrebbe detto l’indagato al collaboratore di giustizia.
A cura di Susanna Picone
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“E che dovevo fare…meglio la sua che la mia famiglia”. Con queste parole Nicola Mancuso si sarebbe rivolto alcuni anni fa ad Aldo Navarria. I due uomini si trovavano entrambi in carcere a Siracusa. Mancuso, trentatré anni, sta scontando una condanna per droga ed è accusato dell'omicidio di Valentina Salamone; Navarria è un boss ergastolano pentito. Con quelle parole Mancuso si riferiva, secondo il pentito, proprio alla vicenda di Valentina Salamone, la ragazza di diciannove anni trovata morta, impiccata a una trave, il 24 luglio del 2010 in una villetta di Adrano (Catania). Navarria nel 2015, durante l'ora d'aria del carcere di Siracusa, avrebbe chiesto a Mancuso notizie sull'inchiesta e quella sarebbe stata la sua risposta. E ora è lo stesso collaboratore di giustizia a ricostruire quell’incontro deponendo davanti alla Corte d'assise di Catania e aggiungendo che si è convinto, da come ha risposto e da gesti seguenti, che sarebbe stato lui l'autore del delitto della giovane donna.

L'imputato a processo per omicidio aveva avuto una relazione con la vittima – Inizialmente, per la morte di Valentina Salamone era stata chiesta l'archiviazione. Si parlava infatti di un suicidio. Poi però la Procura generale di Catania, rappresentata in aula da Sabrina Gambino, dopo perizie dei carabinieri del Ris, che hanno ritenuto di avere trovato tracce di sangue dell'uomo sotto le scarpe della vittima, ha chiesto il processo per l'imputato. Mancuso è stato rinviato a giudizio il 19 ottobre del 2016 dal Gup Marina Rizza. L’uomo, che è sposato con figli e che aveva avuto una relazione con la vittima, si è sempre proclamato innocente. Fu arrestato il 4 marzo del 2013 e scarcerato il 28 ottobre successivo dal Tribunale del riesame e attualmente è detenuto per la condanna definitiva a 14 anni di reclusione per traffico di droga nell'ambito di indagini della squadra mobile di Catania e per l'ordinanza cautelare dell'operazione “Adranos”.

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