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USA, nozze obbligatorie per coppie gay di diplomatici e funzionari ONU che vogliono il visto

Se non sono legalmente uniti in matrimonio, non possono ottenere il visto e rimanere negli Stati Uniti i partner gay dei funzionari diplomatici e dei dipendenti delle Nazioni Uniti. Questa è la nuova politica approvata dall’amministrazione Trump che obbligherà le coppie gay a dimostrare di essere sposate entro il 31 dicembre, pena l’espulsione dal paese.
A cura di Chiara Caraboni
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Negli Stati Uniti le coppie gay di diplomatici stranieri e di dipendenti delle Nazioni Unite dovranno legalmente sposarsi per poter ricevere il visto diplomatico. È la nuova politica entrata in vigore questa settimana, per volere dell’amministrazione Trump, ed è stata diffusa ai funzionari delle Nazioni Unite a New York per mezzo di una nota in cui si spiega, appunto, che per poter ottenere i visti è necessario essere sposati. Viene scavalcata così la norma che nove anni fa, nel 2009, era stata introdotta da Hillary Clinton, con la quale si permetteva ai partner del personale diplomatico di vivere negli Stati Uniti grazie al visto americano G-4.

Quelle coppie che già sono all’interno degli Stati Uniti, come scritto nella nota ufficiale diffusa tra i dipendenti dell’ONU, dovranno dimostrare di essere legalmente unite in matrimonio entro il 31 dicembre, altrimenti i partner saranno obbligati a lasciare il Paese entro 30 giorni. "Il cambio di politica garantisce un trattamento coerente tra partner di sesso opposto e partner dello stesso sesso richiedendo che i partner dello stesso sesso, come i partner etero, debbano sposarsi per ottenere visti diplomatici”, ha dichiarato un funzionario di Stato. L’unica eccezione verrà riservata ai partner gay dei diplomatici che provengono da paesi in cui l'omosessualità è criminalizzata, che potranno essere accreditati dai propri compagni nel ruolo di “sposi”. Questo, però, vale esclusivamente per i diplomatici e non per i funzionari dell’ONU, che invece potenzialmente corrono il rischio di punizioni e persecuzioni al rientro nel paese di origine.

Infatti, bisogna considerare che non in tutti i paesi del mondo il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale, anzi. Secondo quanto dichiarato da Human Rights Watch, organizzazione non governativa che si occupa della difesa dei diritti umani, è riconosciuto dalla legge solamente in 25 paesi, e non lo è in 75. Proprio Akshaya Kumar, la vice direttrice delle Nazioni Unite presso l’ONG, ha dichiarato: “Ciò avrà un impatto negativo sulle coppie di omosessuali di paesi che vietano il matrimonio tra persone dello stesso sesso o che permettono solo le unioni civili.” Si è fatta sentire anche la voce dell’ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Samantha Power che sul suo profilo Twitter ha scritto: “Inutilmente crudele e bigotto” e poi ha riportato la notizia sottolineando il numero troppo basso di paesi che riconosce il matrimonio omosessuale: “Il Dipartimento di Stato non permetterà più ai partner gay dei dipendenti delle Nazioni Unite di ottenere visti, a meno che non siano sposati. Ma è solo il 12 per cento degli Stati membri delle Nazioni Unite che consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso”.

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