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Usa, giudice blocca anche l’ultimo ‘travel ban’ di Trump: ira della Casa Bianca

Anche l’ultima versione del “travel ban” creata dal Presidente statunitense è stata bocciata da un giudice poche ore prima dell’entrata in vigore perché considerata ancora una discriminazione.
A cura di Antonio Palma
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Davanti alla scelta di Trump di imporre restrizioni per l'arrivo negli Stati Uniti di cittadini provenienti da alcuni determinati Paesi, ancora una volta si frappongo i giudici.  Anche l'ultima versione del "travel ban" creata dal Presidente statunitense, infatti, ha dovuto subire uno stop poche ore prima dell'entrata in vigore a causa  di un giudice federale delle Hawaii che ha bloccato l'ordine esecutivo firmato dal presidente il 24 settembre scorso. Si tratta di un duro colpo per l'amministrazione Usa visto che è la terza volta che il ‘travel ban' viene bocciato dai giudici. "È una decisione pericolosamente sbagliata" hanno tuonato infatti  da Washington a caldo no nascondendo la rabbia per lo stop

Anche se l’ultima versione del provvedimento limitava i viaggi anche ai cittadini di altri Paesi  oltre a quelli islamici a differenza di quanto prevedeva il primo progetto, per il giudice  Derrick Watson, che a marzo aveva già bloccato il precedente bando di Trump, ha motivato ancora una volta la sua decisione con il fatto che il provvedimento crea una discriminazione per questioni religiose e viola le leggi federali sull'immigrazione. Il divieto in particolare riguarda i cittadini di otto Paesei: Siria, Libia, Iran, Yemen Ciad e Somalia, oltre a Corea del Nord e Venezuela. Lo stop è arrivato a pochissime ore dall’entrata in vigore del bando, il terzo emesso e il terzo bloccato dalla magistratura.

"Il provvedimento soffre degli stessi problemi di quello precedente: manca di prove sufficienti del fatto che l’ingresso di oltre 150 milioni di cittadini da sei Paesi specifici sarebbe dannoso agli interessi degli Usa" e "discrimina chiaramente sulla base della nazionalità, in modo già giudicato antitetico ai principi fondanti di questa nazione", ha spiegato il giudice accogliendo la richiesta dello Stato delle Hawaii, che aveva fatto ricorso sostenendo che la misura è la continuazione della "promessa di Donald Trump di escludere i musulmani dagli Usa". "Queste restrizioni sono vitali per garantire che le nazioni straniere rispettino gli standard di sicurezza minimi per l'integrità del sistema e la sicurezza statunitensi" hanno replicato dalla Casa Bianca annunciando un immediato ricorso contro la sentenza del giudice col quale si "difenderà vigorosamente l'azione legale del presidente".

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