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Urla e botte ai bimbi dell’asilo, la difesa delle maestre: “Solo istanti di esasperazione”

Si è svolto l’interrogatorio di garanzia nei confronti delle maestre accusate di maltrattamenti sui minori in un asilo privato del Pordenonese. Per la difesa la portata delle immagini dei video andrebbe ridimensionata: “Episodi che vanno spalmati nel tempo e che non si configurano come maltrattamenti”.
A cura di Susanna Picone
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Si è svolto questa mattina l'interrogatorio di garanzia nei confronti delle due maestre accusate di maltrattamenti sui minori in un asilo privato della provincia di Pordenone. Maestre che davanti al giudice avrebbero respinto le accuse mosse nei loro confronti. In particolare la responsabile della cooperativa che gestisce la struttura avrebbe tentato di ricostruire il clima e i rapporti con i bambini e loro famiglie, che a suo dire non si erano mai lamentati di nulla. A parlare anche il legale della donna, l’avvocato Alberto Cassini, secondo cui la portata delle immagini dei video diffusi dalle forze dell'ordine andrebbe ridimensionata perché – ha spiegato – “condensa, in pochi secondi, episodi che vanno invece spalmati nel tempo e che, comunque, non si configurano come maltrattamenti, ma reazioni a istanti di esasperazione”. Per il momento la struttura resta sotto sequestro: i bambini che frequentavano l’asilo sono stati ricollocati in materne e nido della zona anche con l'aiuto dei Comuni interessati.

Cosa succedeva nell’asilo – Circa venti bambini di età compresa tra sei mesi e sei anni avrebbero subito, secondo l’accusa, violenze da parte di alcune insegnanti. Maestre che, come si vede dalle immagini catturate dalle telecamere nascoste, urlavano e colpivano gli alunni per futili motivi. I bambini venivano colpiti anche sulla nuca e sul viso e spesso venivano afferrati e strattonati con forza. I carabinieri avevano nascosto le telecamere nella struttura dopo la denuncia di una mamma che ha fatto scattare le indagini. In totale quattro maestre e una bidella sono finite sotto accusa e due di loro, una quarantaseienne e una ventenne entrambe residente nel Pordenonese, hanno ricevuto dal Gip il divieto di esercitare la professione presso qualsiasi ente pubblico e privato.

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