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Uranio impoverito, il maresciallo Diana: “Per sopravvivere vendo tutto quello che ho”

Il maresciallo ha speso oltre 40mila euro lo scorso anno, ma il rimborso non arriva ancora: “A causa dell’inadempienza del ministero della Difesa e dei vari comandi militari competenti nel territorio e dei loro comandanti, se voglio continuare a restare vivo e curarmi, sono costretto a mettere in vendita tutto ciò che possiedo”.
A cura di Davide Falcioni
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Si chiama Marco Diana, è un ex maresciallo dei Granatieri di Sardegna e da 14 anni la sua vita è rovinata da una rara forma di tumore, causata dall'esposizione all'uranio impoverito. Per lui una cura efficace non è ancora stata trovata ed i medici non possono far altro che tentare di allungargli la vita con trattamenti sperimentali  e molto costosi da tenere a Milano, e che dovrebbero essere a carico del Ministero della Difesa. I soldi dei rimborsi però tardano ad arrivare e nel frattempo lo scorso anno Marco Diana ha speso oltre 40mila euro. Ebbene, preso dalla rabbia ieri pomeriggio il maresciallo dell'esercito ha lanciato un appello su facebook: "Amici miei a causa dell'inadempienza del ministero della Difesa e dei vari comandi militari competenti nel territorio e dei loro comandanti, se voglio continuare a restare vivo e curarmi, sono costretto a mettere in vendita tutto ciò che possiedo: la mia casa interamente arredata, la vigna e qualche terreno. Vi chiedo la cortesia di diffondere questo annuncio in modo che se ci fosse qualcuno interessato mi può contattare in privato. Vi ringrazio. Con amore, vostro maresciallo Marco Diana".

Il messaggio di Marco Diana ha ricevuto centinaia di commenti di solidarietà. L'uomo due mesi fa aveva lanciato un altro grido di denuncia: "Hanno smesso di passarmi dei farmaci che sono obbligati a darmi". Intanto su una pagina facebook a lui dedicata è possibile fargli delle donazioni volontarie.

Il maresciallo Diana è entrato nell'esercito a 19 anni tra i Granatieri di Sardegna: successivamente ha partecipato alle missioni in Somalia, Kosovo e Bosnia, durante le quali è stato esposto a uranio impoverito. I medici gli hanno diagnosticato un “carcinoide neuroendocrino dell’ileo metastatico multiplo epatico diffuso intestinale” e nel 2001 è arrivato il congedo. È tornato a Villamassargia, un paesino del Sulcis a pochi chilometri da Iglesias, e da qui ha iniziato la battaglia per ottenere il riconoscimento di “grande invalido militare”.

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