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Unioni civili, cancellata la possibilità del doppio cognome sui documenti

Secondo l’associazione Famiglie Arcobaleno questo dei cognomi è un pasticcio che “ha anche un grande significato simbolico”. E adesso molte coppie sono pronte a fare ricorso.
A cura di C. T.
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padre di famiglia torna a casa dopo 16 anni e si dichiara gay

Con il "decreto ponte" sulla legge sulle unioni civili Cirinnà si prevedeva espressamente che l'assunzione del congnome comune della coppia incidesse direttamente sui documenti di coloro che avevano deciso di prendere quello del partner. Nei decreti attuativi emanati dal governo a gennaio, però, di questa previsione non c'è traccia: e così decine di italiani e italiane si trovano adesso costretti a rimettere sui propri documenti il cognome da single, dopo aver già comunicato alla banca, alle poste, all'Agenzia delle Entrate o ad ordini professionali il cambio. Con la conseguenza, per coloro che sono genitori, di dover modificare anche il cognome dei figili.

"Ci sembra folle svegliarci una mattina e ritrovarci con il cognome mio e della nostra bambina modificato d’ufficio", ha raccontato al Corriere della Sera Serena, sposata in Portogallo nel 2014 con Chiara. La coppia ha spiegato che "durante il voto sulla Cirinnà si è discusso molto del fatto che per le coppie gay sia stato tolto l’obbligo di fedeltà: noi l’abbiamo visto come un elemento innovativo, non perché vogliamo essere infedeli ma perché pensiamo che la fedeltà sia una scelta, non un obbligo. E abbiamo preso come una bella novità pure la possibilità del doppio cognome, anche se avremmo preferito poterlo assumere entrambe: sancisce simbolicamente l’esistenza della nostra famiglia". La coppia è decisa ad appellarsi ai giudici. E non è l'unica: Maria Grazia Sangalli, legale delle due donne e presidente di Rete Lenford ha spiegato che "un intervento d’ufficio sui registri di nascita viola i diritti soggettivi" e che quindi si aspettano i ricorsi di molte altre coppie".

Secondo l'associazione Famiglie Arcobaleno questo dei cognomi è un pasticcio che "ha anche un grande significato simbolico". Tra l'altro, come ha ricordato sempre sul Corriere Giacomo Viggiani, ricercatore all’Università di Brescia, l'Italia è stata condannata nel 2014 dalla Corte europea dei diritti umani perché non era possibile dare al figlio quello della madre, e a dicembre un'altra sentenza della Corte Costituzionale è andata nella stessa direzione. Manca però ancora una legge organica.

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