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Unione civile in Marina, generale Carta scrive a Mattarella: “Trenta discrimina coppie naturali”

Il generale di Corpo d’Armata Giangabriele Carta ha scritto al presidente Mattarella, chiedendogli di redarguire la ministra della Difesa Trenta, ‘colpevole’ di aver rivolto un messaggio d’ auguri alle due donne della Marina che lo scorso 31 marzo si sono unite civilmente: “Perché siffatta discriminazione espressa con tanta gaiezza dalla Ministra?”
A cura di Annalisa Cangemi
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Le notizia è stata di quelle che fanno rumore, e che mettono in allarme i difensori dei cosiddetti valori tradizionali: Rosa Maria Mogavero e Lorella Cipro, una palermitana e l'altra originaria di un paese del foggiano, si sono unite civilmente lo scorso 31 marzo a La Spezia, con tanto di cerimonia in alta uniforme. La Marina, come avviene di solito per i matrimoni nelle Forze Armate, ha predisposto il picchetto d'onore e ha quindi riconosciuto formalmente l'unione tra il tenente di vascello, comandante di una nave militare del porto di La Spezia, e il maresciallo in servizio a Taranto, che hanno deciso di sposarsi nel Centro di Arte Moderna e Contemporanea della città costiera ligure.

Non è la prima volta che un'unione civile viene celebrata in Marina: già nel 2016 a Piombino il sottotenente Antonio Cuturi si era unito civilmente al collega Umberto Granata: in quel caso era stata invitata anche la senatrice dem Monica Cirinnà, prima firmataria della legge sulle unioni civili. A far storcere il naso ai nemici delle unioni tra persone dello stesso sesso, ci si è messa anche la ministra pentastellata Elisabetta Trenta, che ha detto: "Volevo rivolgere i miei più sinceri auguri a Lorella e Rosy – ho saputo che i vostri amici vi chiamano così – i nostri due marinai che il 31 marzo hanno celebrato la loro unione".

La ministra ha commentato così i loro volti sorridenti: "Sono stata davvero felice di vedere le immagini del vostro giorno più bello, con le famiglie riunite e tanta gioia nei vostri sguardi. Lorella e Rosy sono l'esempio di una importante evoluzione culturale, nelle Forze Armate e nel nostro Paese. Auguri ragazze!".

Ma questo è bastato per scatenare l'indignazione del presidente delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma della Sardegna, il generale di Corpo d'Armata Giangabriele Carta che, allarmato, ha pensato di scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in quanto capo delle Forze Armate, per esprimere la sua indignazione. Il generale Carta nella missiva, che Fanpage.it ha potuto visionare, non parla solo a nome suo ma rappresenta le preoccupazioni degli associati (circa 6mila, specifica nel documento) e delle loro famiglie, che avrebbero espresso "profondo disagio" per le esternazioni della ministra della Difesa.

Parole "offensive", in merito all'unione civile "tra due marinaie, sbandierata da tutti gli organi di informazione", che il generale trova "incredibili e paradossali". E qui i toni si fanno accorati, perché il generale, nella sua lunga carriera che ripercorre brevemente nella lettera, non ha mai assistito a nulla di simile. Carta non si esprime sul fatto in sé – e a questo punto ben immaginiamo cosa avrebbe potuto scrivere se si fosse espresso – "ma lo scontento – sottolinea – deriva dall'entusiastico messaggio di congratulazioni che la ministra Trenta ha voluto dedicare alla coppia". Quello che il generale legge tra le righe della nota d'auguri del titolare della Difesa è un vero e proprio messaggio discriminatorio "nei confronti di tutte le coppie naturali (uomo-donna) che, vestendo l'uniforme, hanno formato una famiglia con un matrimonio. Perché siffatta discriminazione espressa con tanta gaiezza dalla Ministra?", si chiede. E allora diventa necessario per il generale Carta sollecitare Mattarella, affinché ammonisca i ministri indisciplinati di questo governo, e li inviti, quando rivolgono gli auguri a una nuova famiglia che si è appena formata, "a manifestare moderazione e buon senso". Che si sposino pure "le due marinaie", ma che lo facciano di nascosto, magari vergognandosi un po'. E la ministra, se proprio non riesce a redarguirle, almeno non se ne rallegri apertamente.

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