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Un vestitino in lana del XIV secolo ritrovato in Groenlandia: apparteneva a una bambina

Aprirà la mostra presso la Galleria dell’Accademia di Firenze un abito in lana perfettamente conservato e proveniente dalla Groenlandia: apparteneva ad una bambina.
A cura di Federica D'Alfonso
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Veste infantile, Groenlandia, metà del XIV secolo Lana, Copenaghen, Nationalmuseet.
Veste infantile, Groenlandia, metà del XIV secolo Lana, Copenaghen, Nationalmuseet.

Arriverà direttamente dal National Museum di Copenhagen l’abito che aprirà la mostra “Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura” presso la Galleria dell’Accademia del capoluogo toscano. L’esposizione inaugurerà martedì 5 dicembre e resterà aperta al pubblico fino al marzo 2018, raccontando la raffinata arte della tessitura a Firenze e i suoi legami con il resto d’Europa.

Il pezzo centrale della mostra è un rarissimo reperto risalente alla metà del XIV secolo: un vestitino in lana rinvenuto nel 1921 dall’archeologo danese Paul Norland a Herjolfnaes, sulla costa orientale della Groenlandia, insieme ad altri numerosi abiti e costumi dell’epoca. La particolarità del vestito che sarà esposto per la prima volta in Italia è quella di essere stato confezionato per una bambina di non più di tre anni.

Il piccolo busto e le maniche riproducono fedelmente, ma in scala ridotta, il gusto sartoriale dell’epoca, molto vicino a quello europeo. Originariamente inoltre il vestito doveva essere decorato con un ordito grigio e una trama bianca, senza tintura, e secondo gli studiosi sarebbe stato confezionato utilizzando il tessuto riciclato da un altro abito.

L’arte della lana e della seta in mostra

Non è un caso che sia proprio l’abito proveniente dal Nord ad aprire la mostra dedicata all'arte tessile fiorentina: il reperto testimonia infatti la vicinanza di stili e culture fra due luoghi solo apparentemente distanti. Dalla metà del Trecento in poi i popoli groenlandesi vennero ampiamente influenzati dalla cristianità e dagli europei che pian piano si avvicinavano alle loro coste, e l’arte tessile è soltanto uno dei risultati più evidenti di questo processo. Firenze, più o meno nello stesso periodo, diveniva famosa in tutta Europa per la raffinatezza e il gusto nella fabbricazione di seta e lane pregiate, oltre che per il commercio internazionale di stoffe.

L’abitino da bambina rappresenta pertanto un’importantissimo tassello di congiunzione fra l’Italia e il Nord Europa: sintomo che la moda, anche nel tardo Medioevo, veniva seguita e apprezzata. La mostra, curata da Cecilie Hollberg aprirà un interessante spaccato sulla cultura sartoriale fiorentina del Trecento, caratterizzata da un cambiamento di gusti e tendenze non indifferente: gradualmente le ampie vesti tutte d’un pezzo iniziano a sparire, lasciando il posto ad abiti più raffinati che mettevano in risalto le forme e le figure femminili. Obbligatoria, per le donne, era la camicia, da indossare sopra la gonna: di seta per le nobildonne, di canapa per le più povere.

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