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Un regalo alla camorra (e alla sanità privata) se Nuova Cucina Organizzata chiude

Nuova Cucina Organizzata, il ristorante anticamorra del Casertano chiude i battenti per protesta: la Regione non supporta il lavoro sociale con i malati psichici portato avanti nella struttura di San Cipriano d’Aversa.
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Un urlo strozzato di rabbia e impotenza: "Chiudiamo i battenti, stavolta definitivamente". Nuova Cucina Organizzata, orgoglio dell'anticamorra nel Casertano, consegna le chiavi. Una decisione presa tante volte, poi ritirata in extremis quando dalle istituzioni arrivavano promesse d'aiuto e supporto. E invece, stavolta, "Nco", ristorante pizzeria sociale che all'utilizzo dei prodotti realizzati sui terreni confiscati alla camorra associa un'altra fondamentale battaglia, il coinvolgimento di persone con disagi mentali nel lavoro di cucina e catering getta la spugna. A parlare è Peppe Pagano, anima del ristorante sociale che da San Cipriano d'Aversa ha conquistato l'affetto di tanti campani e non. Ma non stabilità e tranquillità economica. La vicenda è messa nero su bianco dallo stesso Pagano, in una lettera indirizzata al presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro: "A partire da lunedì prossimo, con una manifestazione pubblica, chiuderemo il ristorante – spiega – e saranno riconsegnate le chiavi dei beni confiscati, essendo venute meno le necessarie tutele istituzionali questa stessa Regione ha promulgato. Ci spiace quindi osservare che dove pure la camorra aveva fallito, a fronte dei tanti atti intimidatori tesi a chiudere le nostre esperienze, è riuscita l’inerzia e l’inottemperanza delle istituzioni".

Ma qual è il problema? Perché Nco chiude i battenti? Presto detto: l'attività di San Cipriano non è soltanto un ristorante. È anzitutto un modo per recuperare persone con disagi psichici, traendo ispirazione dal metodo Basaglia. "Si tratta di una metodologia sociosanitaria – spiega Pagano – già sperimentata con straordinari risultati sia in termini di garanzia del diritto alla salute che di risparmio per la spesa sanitaria regionale".

Questa metodologia funziona col cosiddetto "budget di salute". Ovvero: la legge stabilisce quanto un ente (Regione, Asl) deve investire in termini di denaro per "innescare un processo  volto a ridare ad una persona, attraverso un progetto terapeutico riabilitativo individuale, un funzionamento sociale accettabile". Questi soldi, però, in Campania vengono spesso dati a cliniche private e centri di riabilitazione. Più facile lavorare con una clinica, meno lavorare con uno "strano oggetto" come un ristorante sociale, in un bene confiscato, in terra di camorra. Un ristorante che però cerca di aiutare chi ha problemi a trovare normalità nelle cose quotidiane. Per questo Nco è stata messa progressivamente in secondo piano: a nulla è valso perfino lo sciopero della fame del suo fondatore. La beffa è che la giunta regionale della Campania, pur avendo una legge sui budget di salute non la "recepisce". "È inadempiente – continua Peppe Pagano – occorrerebbe emanare un decreto che recepisca le linee guida che pure sappiamo già pronte da tempo". Se nessuno impedirà a Pagano e ai suoi di abbassare la serranda, dunque, da lunedì in Terra di Lavoro ci sarà un presidio anti camorra in meno. E calerà il sipario anche su un diverso modo di approcciare alle malattie mentali.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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