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Ucciso il killer di Tel Aviv: a Capodanno l’assalto al pub

È stato ucciso alla polizia Nashat Melhem, presunto responsabile dell’assalto in un pub di Tel Aviv il giorno di Capodanno. L’uomo avrebbe ucciso due persone nel locale e un tassista durante la sua fuga.
A cura di Susanna Picone
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È finita la fuga di Nashat Melhem, l’arabo israeliano che il giorno di Capodanno avrebbe sparato e ucciso due persone in un pub nel cuore di Tel Aviv, dove si stava festeggiando un compleanno. L'uomo è morto in uno scontro a fuoco con la polizia nella sua città di Arara, al confine con la Cisgiordania. Circondato dalle forze dell'ordine è stato ucciso quando ha aperto il fuoco contro i poliziotti, probabilmente nel tentativo di scappare. Nessuno tra gli agenti è rimasto ferito. Melhem sarebbe stato individuato grazie ad alcune tracce di Dna. Il ministro per la sicurezza interna Ghilad Erdan ha ringraziato le forze dell'ordine “per il grande sforzo prodotto allo scopo di rintracciare il terrorista criminale che ha compiuto l'attentato la settimana scorsa a Tel Aviv”. Il ministro ha assicurato che “continueremo a combattere il terrorismo con tutta la forza”.

L’attentato di Capodanno – Il giorno di Capodanno il killer aveva sparato all'interno di un pub nella centrale via Dizengoff uccidendo due persone e ferendone sette. L'uomo – che a quanto pare voleva vendicare la morte del cugino ucciso dalla polizia di frontiera israeliana nel 2006 –  aveva rubato la pistola al padre. Dopo i due morti al locale Melhem era riuscito a far perdere le sue tracce. Si sospetta che nella sua fuga abbia anche ucciso un tassista, trovato agonizzante sulle dune a nord di Tel Aviv poco dopo l'attacco al pub. Il padre dell’uomo aveva contattato le autorità dopo aver riconosciuto il figlio nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza trasmesse dalla tv. Successivamente anche lui è stato arrestato insieme ad altre persone con l’accusa di essere complice dell’attacco. Subito dopo la diffusione delle immagini di Melhem era intervenuto anche un avvocato suo parente, secondo il quale il killer non era un terrorista ma una persona “mentalmente instabile”.

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