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Ucciso e gettato nel Po: dopo 31 anni si riapre il caso di Pier Paolo Meneguzzi: indagati du ex carabinieri

Il 1° maggio 1987 dalle acque del Po di Vollano, in Emilia Romagna, riaffiorò il corpo senza vita del ventunenne Pier Paolo Meneguzzi, studente. Era stato rapito alcuni giorni prima e la famiglia stava trattando con i rapitori un riscatto da 300 milioni. Oggi, il caso è stato riaperto: tra i tre indagati ci sono due ex carabinieri.
A cura di Angela Marino
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Pier Paolo Meneguzzi
Pier Paolo Meneguzzi

Trentun anni dopo la macabra scoperta del corpo del militare Pier Paolo Meneguzzi nelle acque del Po, la Procura di Ravenna ha riaperto le indagini e iscritto tre persone nel registro degli indagati, con l'accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Non solo: i Pm Alessandro Mancini e Marilù Gattelli, hanno chiesto la riesumazione del corpo per un nuovo, determinante esame medico legale che potrebbe rintracciare sul corpo elementi biologici riconducibili ai tre indagati: gli ex carabinieri Orazio Tasca, 54 anni originario di Gela (Caltanissetta), Angelo Del Dotto, 55 anni nato a Palmiano e residente ad Ascoli Piceno e come il primo all'epoca carabiniere ad Alfonsine e Alfredo Tarroni, idraulico romagnolo.

Il delitto risale al giorno di Pasquetta del 1987, quando il giovane Pier Paolo Minguzzi, studente universitario di Agraria, 21 anni, venne rapito alle porte di Alfonsine, mentre si trovava alla guida della propria Golf rossa di ritorno da una serata con la fidanzata, sulla strada che da via Borgo Fratti stava imboccando la statale Adriatica. La sua scomparsa fece immediatamente pensare ad un rapimento, ipotesi confermata qualche ora dopo da un anonimo telefonista dall'accento siciliano che contattò i genitori di Pier Paolo per chiedere loro un riscatto da 300 milioni di lire.

Il sequestro

Le trattative andarono avanti per qualche giorno senza che vi fossero prove dell'esistenza in vita del ragazzo, il quale, come poi ricostruito era stato trascinato in una stalla abbandonata nelle campagne di Vaccolino e li strangolato la stessa notte del rapimento, il 21 aprile 1987, probabilmente a seguito di un tentativo di ribellione ai sequestratori, durante il quale si ipotizza avesse visto il volto di uno di loro. Le trattative per la consegna della somma tuttavia andarono avanti ugualmente fino a quando, il 30 aprile, i tecnici della Sip (la società pubblica che gestiva il traffico telefonico) riuscirono a individuare le cabine di Comacchio e dei Lidi Ferraresi dalle quali erano partite le telefonate. Mentre gli inquirenti monitoravano le cabine in attesa della successiva telefonata, intanto, la mattina il corpo di Pier Paolo veniva scoperto da alcuni canoisti, nel Po di Volano. Il corpo era stato attaccato a una pesante grata di ferro scardinata dalla stalla, per evitare che risalisse. Il volto di Pier Paolo era coperto da un cappuccio.

Due casi molto simili

Mentre le indagini sul sequestro Meneguzzi languivano, tre mesi dopo un altro giovane veniva rapito nel Ravennate: Roberto Contarini, imprenditore ortofrutticolo. Le trattative portarono a un accordo sulla consegna del riscatto (anche in questo caso la richiesta era 300 milioni), fissata per il 13 luglio. All'appuntamento, al quale erano presenti i carabinieri in incognito, l'ostaggio viene liberato e i rapitori arrestati. Nelle operazioni rimase ucciso un carabiniere 23enne originario di Caserta. I tre arrestati furono identificati come Orazio Tasca, carabiniere originario di Caltanissetta, Angelo Del Dotto, anche lui carabiniere ad Alfonsine e Alfredo Tarroni, idraulico.

La svolta

Oggi gli stessi tre uomini sono indagati nell'inchiesta per l'omicidio Meneguzzi, riaperta dopo un esposto in cui la famiglia del giovane sottolineava le somiglianze tra i due casi. Anche Pier Paolo, come Contarini, infatti era imprenditore nel settore ortofrutticolo, essendo all'epoca cotitolare di una grossa azienda di lavorazione e commercializzazione della frutta.

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