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Uccisa in un agguato mentre era in auto con l’amante, fermati gli assassini di Fortunata

L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria ha dimostrato che il vero obiettivo dell’agguato del marzo scorso non era la 48enne Fortunata Fortugno, raggiunta da un colpo di pistola alla testa, ma l’uomo che era appartato con lei in auto e ritenuto vicino alle potentissime famiglie della ‘ndrangheta locale.
A cura di Antonio Palma
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Potrebbe esserci la svolta nelle indagini sulla morte di Fortunata Fortugno, la donna di 48 anni uccisa il 16 marzo con una serie di colpi di pistola sparati mentre era in auto con l'amante, un uomo ritenuto dagli inquirenti vicino alle potentissime famiglie mafiose della zona Nord di Reggio Calabria e rimasto ferito nell'agguato. Dalle prime ore di questa mattina infatti una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria,  ha portato all'arresto di quattro persone ritenute coinvolte a vario titolo nell'omicidio della donna e nel tentativo di assassinio dell'uomo.

L'inchiesta "De Bello Gallico", condotta dalla Dda di Reggio Calabria, infatti ha dimostrato che il vero obiettivo dell'agguato non era la donna , raggiunta da un colpo di pistola alla testa, ma l'uomo che era appartato con lei in auto nei pressi di un torrente nel quartiere Gallico, il 53enne Demetrio Lo Giudice, ritenuto elemento di spicco dell'omonima cosca della ‘ndrangheta e rimase ferito ad un braccio durante l'agguato. Probabilmente doveva essere un agguato di  vendetta da leggere nel più ampio quadro dello scontro in atto per il controllo sul popoloso quartiere periferico di Gallico.

Fondamentali per le  indagini della squadra mobile di Reggio Calabria sono state le immagini acquisite dagli impianti di videosorveglianza pubblici e privati nella zona e le intercettazioni ambientali disposte nei confronti di alcuni sospettati.  In particolare le telecamere di videosorveglianza hanno permesso di individuare l'auto utilizzata dal sicario per compiere l’agguato nei confronti della coppia e la successiva via di fuga. Centinaia di ore di filmati passati sotto lente degli investigatori hanno permesso di accertare che il killer aveva utilizzato la stessa macchina per un primo sopralluogo sul luogo in cui si erano appartati i due prima di entrare in azione. I quattro fermati, destinatari di altrettanti provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, sono accusati, a vario titolo, dei reati di omicidio e tentato omicidio pluriaggravati, associazione mafiosa, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco clandestine, danneggiamento aggravato mediante esplosione di colpi di arma da fuoco, furto e detenzione illegale di segni distintivi e oggetti in uso ai Corpi di Polizia, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa.

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