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Uccisa a bottigliate per rapinarla: chiesti 12 anni. Il figlio: “Mi vergogno di essere italiano”

Il pm ha chiesto una condanna per 12 anni nei confronti di Hamza D., ritenuto l’esecutore materiale del delitto di Mirella Ansaloni, avvenuto nel settembre 2017 a Finale Emilia. Otto invece gli anni richiesti per il complice Lamsid A., che rimase all’esterno. I due poi fuggirono con una collina e qualche contante.
A cura di Biagio Chiariello
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"Mi vergogno di essere italiano" queste le parole di Simone Ansaloni, figlio di Mirella, la donna di 79 anni, colpita a morte per una rapina il 18 settembre 2017 nella sua casa di Finale Emilia, a margine della richiesta di condanna del pm Claudia Ferretti, nel processo col rito abbreviato, per i due ventenni ritenuti essere i responsabili dell’omicidio: 20 anni totali. La vittima fu uccisa a bottigliate. Come bottino, pochi euro ed una catenina d’oro. Nello specifico il pm ha chiesto una condanna per 12 anni nei confronti di Hamza D., ritenuto l'esecutore materiale del delitto. accusato di rapina aggravata, omicidio volontario e calunnia. Otto invece gli anni richiesti per il complice Lamsid A., che rimase all'esterno. Sarà difficile spiegare al mio assistito una richiesta di questo genere a fronte di un fatto così grave, richiesta che proviene dall’accusacioè dallo Stato”, commenta l’avvocato Valter Biscotti, che rappresenta il figlio della vittima, costituitosi parte civile insieme al fratello dell’anziana. E il commento di Simone non si è fatto attendere: "Questa è una sentenza del tutto inadeguata per chi ha ucciso mia mamma. Mi vergogno di essere italiano”. La prossima udienza si terrà sempre in tribunale a Modena il 12 aprile.

L’omicidio di Mirella Ansaloni è avvenuto al 18 settembre del 2017. Quando venne ritrovata nella sua casa di via Vecchi si pensò a una morte naturale, ma i rilievi effettuati dai carabinieri di Finale hanno consentito di arrivare subito alla verità. Pare che la vittima conoscesse uno dei due ragazzi che le faceva qualche commissione in cambio di piccole paghette: per questo li aveva fatti entrare in casa: il giorno dell’omicidio, si sono fatti aprire con una scusa, quella di un bicchiere d’acqua. L’anziana, preoccupata, ha cercato di allontanarli, ma è stata colpita ripetutamente alla nuca con una bottiglia. I due sono quindi scappati con una collanina d’oro e alcuni contanti.

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