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Giulia uccisa a bastonate, al via il processo: il dermatologo dei vip rischia l’ergastolo

Inizia oggi il processo a Matteo Cagnoni accusato di aver ucciso la moglie Giulia Ballestri, 40 anni, nella villa di famiglia disabitata al centro di Ravenna. La difesa ha chiesto il trasferimento del processo per il ‘clima ostile’ all’imputato di cui sarebbero responsabili, secondo il legale, gli organi di stampa locali.
A cura di Angela Marino
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È cominciato con una richiesta di trasferimento di sede il processo per omicidio a carico di Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato di aver ucciso la moglie Giulia Ballestri, il 18 settembre 2016. Secondo Giovanni Trombini, legale della difesa, a decidere dovrebbe essere una corte d’assise diversa da quella di Ravenna, condizionata da una campagna stampa ostile dei quotidiani locali contro l'imputato, che si dichiara innocente. L'avvocato punta il dito contro Il resto del Carlino e Corriere Romagna.

In attesa che la Cassazione decida la legittima suspicione, i giudici hanno respinto la richiesta di esclusione di Comune, Udi, Linea Rosa e l’associazione Dalla parte dei minori come parte civile accanto alla famiglia. Cagnoni si è presentato in aula e ha assistito all'udienza al fianco del suo avvocato, senza mai perdere il controllo, nonostante le accuse a suo carico siano pesantissime: omicidio pluriaggravato. Al dermatologo, infatti sono state contestate anche le aggravanti della crudeltà e della premeditazione.

L'omicidio nella vecchia villa deserta

I fatti risalgono a un anno fa. Giulia Ballestri, 40 anni, viene trovata morta nella villa di famiglia disabitata al centro di Ravenna. È stata uccisa a bastonate la mattinata di due giorni prima nella stessa villa. Le attenzioni della Procura si concentrano immediatamente su Matteo Cagnoni, 51 anni, marito della vittima con il quale era in corso una separazione. La notizia dell'arresto del noto dermatologo, famoso per le ospitate nei salotti televisivi, fa molto scalpore.

La fuga

L'uomo viene bloccato dagli agenti della squadra mobile mentre cerca di fuggire dalla casa dei genitori a Firenze, dove si era trasferito con i tre figli di sei, otto e undici anni, dopo la morte della moglie. Le foto segnaletiche catturano delle piccole ferite presenti sulla fronte del medico e che potrebbero essere fatte risalire dall'accusa a una colluttazione. Cagnoni spiega che si tratta di graffi che si è procurato durante la rocambolesca fuga, strusciando i rami di un albero e si dichiara innocente. Nella sua auto però viene trovata la borsetta di sua moglie e sul frigo della villa dove si è consumato il delitto, le sue impronte insanguinate. Un'analisi dei vestiti che indossava il giorno del delitto rileva anche tracce del sangue di Giulia.

Gli sms alla segretaria

Ad aggravare la posizione del medico ci sono anche alcuni sms inviati alla segretaria la sera dell'omicidio e prima che il corpo venisse trovato con i quali l'uomo chiedeva all'assistente di cancellare tutti gli appuntamenti per l'indomani, a causa di una ‘tragedia' che lo aveva colpito. Messaggi che gli sono costati l'accusa di premeditazione da parte dell'accusa che così ricostruisce i fatti: la mattina del 16 settembre moglie e marito vanno insieme alla villa di famiglia dopo aver fatto e colazione in un bar dove le telecamere li hanno ripresi. L'uomo, che avrebbe attirato la moglie con l'inganno, l'avrebbe poi aggredita al pian terreno e uccisa nel seminterrato con un ceppo di legno dello stesso tipo di legno di quelli presenti nella villa.

Il movente

Secondo la Procura il movente di Cagnoni – noto in città per il suo impegno contro il femminicidio – sarebbe stata la gelosia per la nuova relazione che la moglie aveva intrapreso. Cagnoni è accusato anche di averla intercettata e fatta seguire.

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