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Uccide la figlia di 2 anni a martellate: “Il governo mi ha obbligato a farlo”

Il 26enne ha ucciso la piccola nella casa di famiglia gettandola poi nell’armadio. Dopo l’arresto in tanti hanno rivelato che il 26enne era cambiato molto dopo l’incidente in cui aveva perso la vita la moglie e lui era rimasto ferito seriamente. Per tutti aveva evidenti segni di malessere psichico.
A cura di Antonio Palma
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"È stato il governo che mi ha obbligato a farlo", così si è giustificato davanti ai giudici, che lo interrogavano per l'omicidio della figlioletta di soli due anni, il 26enne statunitense Yovahnis Roque. L'uomo è stato arrestato in flagranza di reato la settimana scorsa dopo aver ucciso a martellate la piccola nella casa di famiglia a Orange, nello stato del Texas vicino al confine con la Louisiana. A ritrovare il corpo senza vita della piccola e a chiamare la polizia è stata la nonna della bimba e madre dell'uomo. La bimba giaceva in una pozza di sangue nell'armadio. Quando gli agenti sono arrivati sul posto, l'uomo era ancora sporco di sangue e urlava frasi farneticanti.

Ora è polemica sul perché le autorità abbiano lasciato la piccola in custodia dell'uomo che dopo l'incidente in cui aveva perso la vita la moglie e lui era rimasto ferito seriamente sembrava molto cambiato e con evidenti segni di malesseri psichici. Un amico dell'uomo ha rivelato di aver ricevuto una serie di messaggi strani da Roque incluso uno in cui il 26enne diceva al suo amico di iniziare a scavare perché ci sarebbe stata "una guerra totale". "Mi mandava messaggi strani in codice sulla fine del mondo , prima non era così" ha spiegato l'amico. Il comandante della polizia di Orange invece ha rivelato che pochi giorni prima dell'orribile delitto gli agenti erano stati chiamati per delle urla provenienti dalla casa  ma che la chiamata non sembrava coinvolgere la bambina.

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