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Uccide la figlia di 17 mesi facendole mangiare sale per riavvicinarsi al marito: condannata a 30 anni

Una donna ha ucciso, negli Stati Uniti, la figlia di 17 mesi costringendola a cibarsi di sale, in quantità letale, nella speranza di potersi riavvicinare al marito. La donna è stata condannata a 30 anni di carcere, mentre le sorelle della bimba sono state prese in custodia sotto protezione dei Servizi sociali.
A cura di Stefano Rizzuti
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Ha ucciso la figlia di 17 mesi solo per tentare, disperatamente, di riavvicinarsi al marito. Un omicidio avvenuto costringendo la piccola a mangiare sale in quantità tale da ucciderla. La donna protagonista della tremenda vicenda, Kimberley Martines, è stata condannata negli scorsi giorni a 30 anni di carcere. La vicenda viene raccontata da Fox Carolina, secondo cui i fatti risalgono alla fine di luglio del 2016, quando la piccola di 17 mesi – il suo nome era Peyton – è stata trasportata all’ospedale Spartanburg medical center, in South Carolina, con febbre alta e convulsioni.

Le analisi hanno mostrato come la bimba avesse una elevatissima concentrazione di sale nel sangue che le ha causato il restringimento dei vasi sanguigni, oltre all’accumulo di liquidi nei polmoni, danni ai reni e alla fine la morte cerebrale. La bimba è riuscita a sopravvivere – dopo il ricovero – solo per altri cinque giorni, attaccata ai macchinari che l’hanno tenuta in vita per qualche ora in più. Il decesso della bimba è arrivato nell’agosto del 2016, quando si è deciso di staccare i macchinari.

La versione fornita alle autorità da Kimberley Martines non era però, almeno in un primo momento, aderente a quanto realmente avvenuto: secondo la madre Peyton e la sorella gemella si sarebbero infilate in un sacco di sale lasciato incustodito. Ma un’altra figlia della donna, di soli 4 anni, ha fatto emergere la verità: la bimba ha raccontato di aver visto la madre costringere la bambina a ingerire sale. Solo a quel punto la donna ha confessato l’omicidio, avvenuto per provare a “riavvicinare il marito dopo la separazione”.

A due anni di distanza dai terribili fatti e dalla morte della bimba, Kimberley è stata condannata a 30 anni di carcere e prima di poter chiedere la libertà vigilata dovrà scontare almeno l’85% della pena che le è stata inflitta. Le sorelline di Peyton sono state prese in custodia sotto protezione del dipartimento dei Servizi sociali del South Carolina.

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