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Trump grazia Joe Arpaio, lo “sceriffo più duro d’America” che ha violato l’ordine di un tribunale

L’ex sceriffo era stato condannato per aver violato l’ordine di un tribunale. Arpaio è stato accusato in passato di violazione dei diritti civili. Intanto anche Sebastian Gorka, falco vicino a Bannon, abbandona Trump.
A cura di Redazione
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Joe Arpaio.
Joe Arpaio.

Le polemiche arrivano puntuali, ma l'amministrazione Trump non poteva che aspettarsele. Il presidente statunitense ha infatti graziato Joe Arpaio, ottantacinquenne ed ex sceriffo dell'Arizona, noto per le posizioni anti-immigrazione che lo hanno spinto in passato oltre i limiti stabiliti dalla legge. Un tribunale aveva vietato ad Arpaio ad eseguire altre retate di immigrati, ma l'allora sceriffo non tenne conto della diffida e continuò con la strategia che gli valse il soprannome di "Sceriffo più duro d'America". Condannato quindi per violazione dell'ordine di un tribunale, è stato ora graziato da Trump, che, per darne l'annuncio, ha dovuto attendere più di quanto progettato. Il Presidente, infatti, avrebbe dovuto comunicare la grazia la settimana stessa dell'omicidio di Charlottesville, ma gli eventi lo hanno costretto a rimandare una decisione che avrebbe sicuramente scatenato ulteriori polemiche.

Nella carriera di Arpaio, una caccia ai clandestini che più volte gli hanno procurato accuse di violazione dei diritti civili, abuso di potere e discriminazione razziale. L'ex-sceriffo si era inoltre impegnato in un'indagine sull'ex presidente Barack Obama, il cui certificato di nascita era – ed è convinto – sia falso. In passato ha fatto discute anche la proposta di promuovere gite e vacanze carcerarie per bambini. Fiero sostenitore di Trump durante le presidenziali, è stato ora omaggiato con la grazia per aver "protetto la gente dalle piaghe del crimine dell'immigrazione illegale", e lo ritiene un "candidato meritevole della grazia presidenziale".

Il condono della pena a un falco come Arpaio arriva nel momento in cui l'amministrazione Trump deve incassare un'altra dimissione, quella di Sebastian Gorka, vice assistente vicino alle posizione di Steve Bannon, che aveva lasciato la Casa Bianca una settimana fa. Nel discorso in cui annuncia la sua decisione, Gorka spiega che "alla luce degli eventi recenti, mi è chiaro che le forze che non sostengono le promesse del ‘Make America great again' sono, per ora, prevalenti nella Casa Bianca".

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