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Trovata morta a 18 anni dopo un volo dal 20esimo piano, la famiglia: “L’hanno uccisa”

La famigia della diciottenne Ivana Smit, giovane promessa della moda internazionale morta in circostanze misteriose a Kuala Lumpur, in Malesia, non crede che la ragazza sia morta per una caduta accidentale dal balcone o che si sia suicidata, ma pensa sia stata uccisa e ha ora assunto un investigatore privato per fare luce sulla vicenda.
A cura di C. M.
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Nel dicembre scorso, il cadavere della diciottenne Ivana Smit, promessa della moda internazionale, venne trovato al sesto piano di un ricco condominio di Kuala Lumpur. La ragazza, ritrovata completamente nuda e ormai già morta, pare fosse volata giù dall'appartamento di un ricco americano ospite dello stesso condominio al ventesimo piano. La polizia malese, dopo brevissime indagini, classificò la morte della diciottenne come accidentale, frutto dunque di un incidente o di un suicidio. A questa ipotesi però i genitori della ragazza non credono affatto e ora, a pochi mesi dalla morte, chiedono agli inquirenti la riapertura dell'inchiesta perché sospettano che la 18enne sia stata in realtà uccisa e non morì per una caduta accidentale né si tolse da sola la vita.

Fred Agenjo Weinhold, lo zio di Ivana, ha dichiarato al Sun di non credere affatto alla versione ufficiale offerta dalle autorità malesi: "Aveva il mondo ai suoi piedi. Semplicemente non crediamo che si sia suicidata o che sia stato un incidente". Per questo motivo la famiglia ha assunto un ex investigatore della polizia del Surrey, Mark Williams-Thomas, per indagare sulla morte prematura della ragazza e arrivare alla reale ricostruzione dei fatti.

Quando venne ritrovata ormai senza vita, Ivana Smit era completamente nuda. La giovane, secondo la ricostruzione ufficiale, sarebbe precipitata dal balcone del 20esimo piano di un albergo nel quartiere Jalan Dang Wangi di Kuala Lumpur, in Malesia. Il suo corpo era finito nel balcone di un appartamento sito al sesto piano della stessa struttura e sul collo della modella, secondo i famigliari, erano presenti alcuni lividi riconducibili a uno strangolamento. La sera prima dalla sua morte, Ivana era stata ad una festa nel quartiere di Bangsar assieme a due amici, un uomo americano con la sua fidanzata kazaka e sarebbe rientrata con loro in hotel verso le 5 del mattino: “Una volta nell'hotel, la coppia si è trasferita nella stanza da letto, mentre Ivana si è messa a dormire nel corridoio” si legge nel rapporto steso all'epoca dei fatti dal commissario di polizia Shaharuddin Abdullah, che venne poi utilizzato per chiudere l'inchiesta.

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