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Troppo esplicita e volgare: il Louvre censura l’installazione di un collettivo olandese

Il collettivo Atelier Van Lieshout non parteciperà alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea delle Tuileries: l’opera, “Domestikator”, è troppo volgare, e il Louvre la censura.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Domestikator", l'opera censurata dal Louvre in un'esposizione in Germania (@ateliervanlieshout.rotterdam)
"Domestikator", l'opera censurata dal Louvre in un'esposizione in Germania (@ateliervanlieshout.rotterdam)

Troppo esplicita e provocante, l'opera non va esposta: così il Museo del Louvre di Parigi ha risposto al collettivo olandese Atelier Van Lieshout, decidendo di eliminare la loro opera dall'esposizione “Hors les Murs” che inizierà il prossimo 19 ottobre nei giardini delle Tuileries.

L'installazione, dal titolo “Domestikator”, è alta 13 metri e raffigura chiaramente, anche se in modo astratto e per nulla volgare, un atto sessuale. L'opera avrebbe dovuto far parte di un'esposizione di arte contemporanea organizzata insieme alla FIAC, la Fiera Internazionale di Arte Contemporanea che da anni porta “fuori le mura” del museo parigino artisti provenienti da tutto il mondo. Ma questa volta, l'esposizione ha subito un piccolo stop.

L'opera, giudicata sessualmente esplicita e troppo audace, è stata segnalata alla commissione organizzatrice dell'evento anche dal direttore del Louvre, Jean-Luc Martinez, che ha espresso le sue preoccupazioni circa la ricezione che l'opera avrebbe potuto avere fra il pubblico delle Tuileries. Un pezzo troppo forte e spregiudicato che potrebbe turbare, secondo il direttore, anche i bambini che frequentano un parco giochi non lontano dai giardini.

Ma il collettivo Van Lieshout non ci sta: il portavoce del gruppo di artisti ha definito la decisione come “un'ipocrisia totale”. Dal 2015 “Domestikator” è esposta alla Ruhrtriennale di Bochum, in Germania, e nessuno ha mai sollevato obiezioni o lametele circa l'oscenità dell'opera. Pur non essendo nuovo a censure e polemiche, il collettivo olandese questa volta ha reagito con forza alle accuse: in un'intervista al New York Times uno dei fondatori di Van Lieshout ha dichiarato che questo tipo di cose, nel mondo dell'arte, “non dovrebbero accadere. Un museo dovrebbe essere un luogo aperto per la comunicazione, ed è compito del museo stesso e della stampa quello di spiegare il significato dell'opera al pubblico".

Una strana ironia della sorte è celata dietro questa polemica, dato che l'opera incriminata vuole appunto rappresentare in modo esplicito non tanto la sessualità in sé, bensì l'approccio ipocrita e violento dell'uomo nei confronti della natura. Ma non c'è nulla da fare: l'installazione non verrà esposta, e nonostante il Municipio di Parigi si sia offerto di trovare uno spazio alternativo dove collocarla, le autorità hanno dichiarato che è ormai “troppo tardi” per spostare una scultura di circa 30 tonnellate altrove.

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