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Opinioni

Trieste, insegnano la parità di genere ma le chiamano lezioni porno

La sola tragica confusione sull’identità non è generata dall’ “educazione alla parità di genere”, ma è quella che proviene dalla paranoia sessuale morbosa di chi la chiama “ideologia di genere” . Lo scandalo sollevato per l’insegnamento della parità ai bambini di una scuola di Trieste attraverso un kit di carte da gioco e di disegni diventa un caso nazionale, finisce in parlamento, e viene ripreso anche dalla testata The Guardian.
A cura di Sabina Ambrogi
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Nello stesso arco di ore in cui la stessa destra esulta per l'assoluzione di Berlusconi da parte della Cassazione (secondo cui si conferma il giro di prostituzione a Arcore ma non la sua condanna per prostituzione minorile), si accanisce contro un progetto formativo adottato da una scuola di Trieste, nell’ambito delle attività per la prevenzione della violenza di genere e per insegnare ai bambini la parità uomo-donna attraverso il gioco. In brevissimo tempo questo progetto, fatto con la cura di psicologi e di esperti, in linea con tutte le raccomandazioni europee (compresa la risoluzione Tarabella votata ieri dall'europarlamento) viene invece scambiato per educazione “porno” per molta parte della politica. Scoppia la polemica, e diventa un caso nazionale. Subito ha reagito Simone Di Stefano vice presidente di CasaPound:

Matteo Salvini non ha perduto occasione:

E Libero ha seguito con la consueta dose di paranoia e morbosità:

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Cosicché il caso che ha portato a interrogazioni parlamentari ha varcato anche i confini: anche la prestigiosa testata britannica The Guardian se ne occupa, rimandando però, all'interno dell'articolo, agli scandali di Berlusconi.

Ma di che si tratta veramente? Il progetto del “gioco del rispetto” nell'asilo di Trieste è un modo, o modulo informativo semplice per suggerire ai maestri dei metodi, attraverso il gioco, per decostruire e imparare a capire gli stereotipi di genere ovvero tutte quelle informazioni veicolate nei media, nei libri di scuola e nel discorso pubblico che si sono consolidate nel tempo, ma che costituiscono delle gabbie e del concime per i pregiudizi. Sono proprio questi infatti che si ripetono in età adulta sotto forma di azioni discriminatorie, di resistenza, ad esempio, alla ripartizione dei compiti casalinghi, alla suddivisione nella gestione dei figli, al pensare le donne uguali agli uomini e viceversa (fatte salve appunto le differenze biologiche) o che costituiscono una autolimitazione di orizzonti per le donne stesse che sin da piccole introiettano solo universi rosa, attese di principi azzurri poca progettualità e quindi poca autonomia, auto relegamento in ruoli assistenziali, secondari, fino alla più diffusa e invalidante dipendenza psichica dall'approvazione di uno sguardo maschile e così via.

Perché fa così paura la parità? Non c'è invece qualcosa di profondamente morboso in una testata giornalistica come Libero che parla di giochi “porno”? O in un giornale come La Croce diretto dall'ex Pd Mario Adinolfi che dopo questo episodio si perde in una teoria sul “tentativo in corso di creare una razza (dice così: razza) indifferenziata”? O nel settimanale cattolico “Vita Nuova” di Trieste che riporta scandalizzato un passaggio del gioco invece del tutto normale?

L’insegnante a questo punto fa notare che le sensazioni e le percezioni che (n.d.a.: i bambini) hanno provato sono uguali per i corpi dei maschi e per i corpi delle femmine. I corpi funzionano nello stesso modo. Per rinforzare questa percezione i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni/e (utilizzare uno stetoscopio, se si riesce a reperirlo), ascoltare il battito del cuore a vicenda, respirare per riempire i polmoni e poi svuotarli facendo porre la mano sul torace, ecc. Ovviamente i bambini/e possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale. E’ importante confermare loro che maschi e femmine sono effettivamente diversi in questo aspetto, e nominare senza timore i genitali maschili e femminili ma che tali differenze non condizionano il loro modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con gli altri/e.

Cosa c'è di pornografico in questo passaggio in cui si intende insegnare ai bambini che tutti hanno il cuore che batte nello stesso modo, e il respiro uguale, anche se il sesso è diverso come mostra la conformazione dei genitali? Dov'è l'osceno? Dov'è il tabù? Ma la parte più ipocrita di tutta questa alzata di scudi contro l'uguaglianza è che gli stessi detrattori di oggi, all'accadere puntuale di qualche odioso episodio di cronaca, manifestazione di bullisimo, o sessista, o omofoba subito dopo aver proposto “pene severe”, accusano la scuola, e poi si profondono in auspici a “insegnare la cultura del rispetto” e “fare cultura a partire dalle scuole”. Spesso sono proprio le donne della destra (preferibilmente) che lo dicono forte e chiaro in convegni fumosissimi in cui si delega tutto a una non chiarita “cultura”.

Questo episodio della scuola di Trieste è invece una fotografia di quanto proprio il tessuto culturale e politico sia alterato dalla disinformazione pervasa da un panico di fondo: se si fa educazione alla parità e se si prova a dire che ciò che fa una donna lo può fare anche un uomo e viceversa diventa anche educazione all' “omosessualità” come se, inoltre, essere omosessuali fosse un ruolo sociale da insegnare o una malattia che si contrae da piccoli e non un naturale orientamento che esiste da quando esiste l'umanità.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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