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Tragedia di Catania: indagato per disastro colposo il caposquadra dei Vigili del Fuoco

L’uomo è indagato per disastro colposo e omicidio colposo plurimo: secondo gli inquirenti una sua errata valutazione tecnica potrebbe aver causato l’esplosione in una palazzina di Catania.
A cura di Davide Falcioni
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Marcello Tavormina, il caposquadra dei vigili del fuoco intervenuti due sere fa in una palazzina di Catania per mettere in sicurezza una presunta fuga di gas, che ha poi generato una violenta esplosione, è indagato per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Nell'incidente hanno perso la vita i due pompieri Giorgio Grammatico e Dario Ambiamonte; la terza vittima è il 70enne Giuseppe Longo, che viveva nell'edificio esploso. Il bilancio si completa con due vigili del fuoco feriti e ricoverati nel reparto di rianimazione dell'ospedale siciliano: tra questi c'è anche Tavormina. Secondo la Procura, durante l'intervento la "cattiva valutazione dei fatti" da parte del caposquadra avrebbe provocato la tragica deflagrazione.

Nel frattempo proseguono le indagini per stabilire le cause esatte dell'esplosione e ieri è stato sentito dalla squadra mobile uno dei vicini di casa di Giuseppe Longo, il 75enne morto carbonizzato. Felice Lizio – questo il nome dell'uomo interrogato – ha riferito agli inquirenti di avere visto un pompiere intervenuto "usare un arnese per tagliare il lucchetto della seconda porta dell'abitazione". "Gli ho detto ‘ma che sta facendo' e – ricostruisce Lizio – lui mi ha risposto, ‘si allontani'. Ho fatto due passi, riuscendo a tirare per la giacca il mio vicino di casa, e c'è stata l'esplosione". Sarebbe stata questa testimonianza a far scattare, come atto dovuto, l'iscrizione nel registro degli indagati del caposquadra Tavormina. "L'uso dell'arnese" sarebbe così "la cattiva valutazione dei fatti" contestata dai magistrati. "Mi sento un miracolato – ha detto Lizzio – di quegli istanti terribili non ricordo tanto il boato, quanto l'onda d'urto che ha sbalzato i vigili del fuoco".

Era stato proprio l'inquilino del palazzo a lanciare l'allarme e a chiamare i vigili del fuoco dopo avere sentito odore di gas provenire dalla casa di Giuseppe Longo, il piccolo artigiano dalla cui bottega si è sprigionata l'esplosione. "I pompieri erano in cinque, sono arrivati subito – ha raccontato – hanno fatto un primo sopralluogo in via Garibaldi, poi si sono spostati in via Sacchero, nella seconda uscita dell'appartamento sventrato; hanno visto una flebile luce e, immaginando che l'anziano si fosse sentito male, hanno effettuato un sondaggio con un attrezzo per valutare il grado di saturazione. La stanza era satura di gas, a questo punto – sottolinea – si sono spostati nella parte dell'immobile in via Garibaldi e uno ha afferrato un arnese per tagliare il lucchetto della porta di ferro del negozio di bici. Poi l'esplosione…".

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