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Tragedia Chieti, parla il mediatore: “Uccisione della figlia è stato gesto programmato”

“È stato un gesto volontario in un luogo scelto appositamente che non dava nessuna possibilità di scampo”, così psichiatra Massimo Di Giannantonio, l’uomo che domenica scorsa ha tentato in tutti i modi di evitare che Fausto Filippone si lanciasse da un cavalcavia sull’A 14 all’altezza di Francavilla al Mare, dopo aver ucciso la figlioletta e la moglie.
A cura di Biagio Chiariello
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"Dobbiamo attenerci ai fatti e disgraziatamente io sono stato testimone oculare di quei fatti. E mi chiedo? Quale padre prenderebbe per mano la figlia di dieci  anni, la condurrebbe per mano lungo uno dei viadotti più alti di tutta l'autostrada, le farebbe scavalcare il guard rail, la  metterebbe in piedi con lo sguardo e il corpo verso il vuoto, la cingerebbe col braccio e all'arrivo della macchina della Polizia Stradale con un gesto immediato, irreversibile e non bloccabile, la spingerebbe volontariamente di sotto? Come facciamo a pensare che non ci fosse un pensiero, un progetto, molto ben radicato e deciso, e addirittura molto ben programmato? Non è avvenuto un incidente per caso. È stato un gesto volontario in un luogo  scelto appositamente che non dava nessuna possibilità di scampo". Le parole sono quelle dello psichiatra Massimo Di Giannantonio, l’uomo che per ben sette ore domenica scorsa ha tentato di far desistere Fausto Filippone al compimento del gesto ultimo, quello che avrebbe chiuso definitivamente il suo piano omicida, iniziato con l’omicidio della moglie Marina Angrilli a Chieti e proseguito con quello della figlia Ludovica, 10 anni. Il professore ha risposto alle domande sulla volontà o meno del 49enne di non voler, almeno nella idea iniziale, di risparmiare la figlia dal suo folle gesto.

Ciò che ha compiuto Filippone domenica non è quindi l'esito di un corto circuito mentale in un giorno sciagurato, ma il compimento di un piano criminale premeditato da settimane. Un piano che è andato probabilmente cambiando, vista la decisione dell’uomo di prendere il porto d’armi, salvo poi decidere all’ultimo di lanciare moglie e figlia nel vuoto: ne sono convinti gli inquirenti. "Nulla cambia e accade di così drammatico in una sola notte – dice ancora -. In realtà come un terremoto che viene reso possibile nel corso di lunghe settimane precedenti e di lunghi mesi precedenti. C'è poi il grande sforzo che ha fatto questa persona di negare, di coprire e poi, di far apparire tutto normale, tutto quotidiano e tutto assolutamente regolare, mentre dentro la sua mente nel corso delle settimane si andava prefigurando una sorta di tragico cataclisma, una sorta di drammatico terremoto che come i terremoti, e come i maremoti, è esploso domenica mattina, ma che per certo e sicuramente aveva  la sua incubazione nella mente di Filippone, molte settimane e  molti mesi prima", conclude Di Giannantonio.

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