Torino. Prof dice “marocchino di m…” all’alunno. I giudici lo assolvono: “Non è razzismo”
“Marocchino di m…” e “cinese di m…” Frasi ingiuriose che Salvatore A., professore di una scuola media di Torino aveva rivolta a due suoi studenti. Parole che gli erano costate la sospensione e l’accusa di abuso dei mezzi di correzione peraltro aggravato dall'espressione di odio razziale. Ma secondo il gip Luca Fidelio quegli insulti non bastano a processarlo dal momento che mancherebbero i presupposti per sostenere il “pericolo di danno al corpo o alla mente” dei bambini. Secondo il giudice dalle testimonianze delle vittime non sarebbe emerso alcun turbamento. Inoltre, si è trattato di un’offesa “isolata” e il docente “si è scusato”. Il prof si sarebbe sempre difeso sostenendo che non volesse assolutamente offendere: “Ma quale razzismo? Mi è scappato…”. Peraltro l’aggravante dell’odio razziale è stato depenalizzato tre anni fa.
Il legale di uno dei due alunni, il cui padre si era costituito parte civile, si è detto “sorpreso dalla sentenza, spero che non crei un precedente e che qualcuno non si senta legittimato a tenere questi comportamenti, fraintendendo il tenore della sentenza”. L’insegnante ha ammesso di insultato il ragazzino di origine cinese, specificando di averlo fatto “per fermarlo. Stava tirando la corda di un avvolgibile, rischiava che gli cadesse tutto addosso. In quel momento, mi è sfuggito il nome, ero preoccupato, gli ho urlato quella frase, ma solo per fermarlo”. Nega però categoricamente di avere insultato il ragazzino marocchino. E prosegue: “Guardi che non sono mica razzista, ho amici di colore, non ho frequentazioni di estrema destra. Sono stato anche consigliere comunale per cinque anni per il Partito popolare, nella mia zona di origine, l’Agrigentino”.
La vicenda risaliva al febbraio dell’anno scorso, ma la sospensione è arrivata a giugno, “quindici giorni prima che scadesse il contratto”. Il prof si era detto convinto di essere la “vera vittima” di tutta la vicenda, e ha già promesso battaglia: “Mi rivarrò civilmente contro il Provveditorato e il ministero dell’Istruzione. Questa vicenda mi ha causato danni morali e materiali, comprese le spese per l’avvocato”. Dovrà comunque rispondere del reato di ingiurie, che però è procedibile solo a querela (che in questo caso non c'era) ed è comunque di competenza del Giudice di Pace e non del Giudice monocratico penale.