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Torino, la Polizia non c’è e il farmacista denuncia: “Mi proteggono solo gli spacciatori”

La denuncia di un Farmacista: “La Polizia qui non c’è intervengono solo gli spacciatori a difenderci dai ladri”
A cura di Redazione
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La storia della farmacia nel cuore di San Salvario è la storia dei commercianti abbandonati dallo stato. E' la storia del quadrilatero della droga tra via Belfiore e via Bertholle. La storia della Farmacia del dotto Mauro Guzzinati che si è visto recapitare il messaggio "Non chiamate la polizia, non vi succederà niente, ci siamo qua noi a proteggervi. Noi sarebbero gli spacciatori che controllano il territorio, che non vogliono polizia tra i piedi e per questo evitano che la criminalità "spicciola" faccia rapine ai negozi della zona.

A rivelarlo è Simonetta Chierici, la "pasionaria antimovida" di Torino la cui cucina affaccia su via Matteo Pescatore, una parallela di piazza Vittorio. Lei ha organizzato una mailing list con tutte le segnalazioni che riceve dagli abitanti della zona. Nel suo ultimo messaggio elettronico la testimonianza del farmacista: "Hanno cominciato a prendere prodotti e a metterli nelle giacche. Intervenuti riusciamo, non potendo perquisirli, a fargliene mollare la massima parte". Il dottore si rivolge ai vigili, poi il giorno segunete: "Passa la solita pattuglia e alla canonica domanda se va tutto bene rispondo segnalando i tre ragazzini slavi: ‘controlleremo' mi dicono".

La testimonianza prosegue: "Quando il vigile si allontana, uno spacciatore che aveva sentito la mia discussione, mi chiama e si informa sull'accaduto. Mi domanda se ‘hanno mancato di rispetto a mia moglie', rispondo che non l'hanno fatto, ma la loro presenza preoccupa. Mi rassicura: ci pensiamo noi a proteggervi". Il giorno dopo, stando al racconto del dottore, "passa al mattino lo spacciatore e mi conferma che ha parlato con i ragazzini e che non avremo più problemi, che manterranno l'ordine su quest'angolo e che non abbiamo nulla da temere". I ladri scompaiono fino a che uno di loro "Uno dei ragazzini ruba la borsa ad una signora in via Saluzzo, che non si perde d'animo e insegue i ladri. Si imbatte in un poliziotto in borghese, fermano il ladro e identificano i complici". I tre processati per direttissima vengono condannati ai domiciliari e "Tre giorni di firma obbligatoria".

Pochi giorni dopo un altro episodio "Un altro ladro, lo blocchiamo, chiamiamo il 112, che mi rimanda al 113, di turno settimanale per la zona, e mentre parlo con il poliziotto, il ladro scappa", il farmacista prosegue nel racconto "Intervengono gli spacciatori minacciano il ladro, e gli intimano di sparire e di non tornare più". Nel frattempo lui è sempre al telefono cercando una pattuglia: "La polizia mi comunica che, avendo lasciato la refurtiva, non possono fare niente. Lo spacciatore intanto rassicura mia moglie e le garantisce che quel tipo non tornerà più, consigliandole però di non chiamare più la polizia perché rovinerebbe gli ‘affari' di strada. Alla sicurezza ci pensano loro".

La sua lettera si conclude con uno sfogo: "Sono un carabiniere in congedo e mi viene la pelle d'oca a sentirmi offrire protezione dagli spacciatori per garantire alla mia impresa un minimo di sicurezza. Non lo accetto, ma ne prendo atto. Loro non è che me la offrano, lo fanno e basta". "Se la movida e i locali dovevano portare via lo spaccio, lo hanno solo aumentato. A questo punto, se le autorità non sono in grado di mantenere l'ordine, lasciateci gli spacciatori, ma toglieteci almeno ubriachi e nottambuli".

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