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Torino, la mamma di Stefano Leo: “Grave che Said non fosse in cella. Sconfitta per tutti”

Mariagrazia Chiri, mamma di Stefano Leo, il 33enne ucciso ai Murazzi del Po a Torino lo scorso 23 febbraio: “È grave che chi ha confessato il delitto avrebbe dovuto entrare in carcere già mesi fa. Quanto accaduto a mio figlio è una grave ferita per la nostra comunità: è stata una grande sconfitta per tutti, ora ci vuole una grande vittoria di tutti”.
A cura di Ida Artiaco
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"È grave che chi ha confessato il delitto avrebbe dovuto entrare in carcere già mesi fa". A parlare è Mariagrazia Chiri, la mamma di Stefano Leo, il 33enne ucciso ai Murazzi del Po a Torino alla fine dello scorso mese di febbraio dal 27enne Said Mechaquat, che si è costituto alle forze dell'ordine poche settimane dopo, confessando il delitto. Il killer, condannato in via definitiva per maltrattamenti in famiglia dopo la denuncia di botte e minacce da parte della ex compagna, avrebbe dovuto scontare la condanna a un anno e sei mesi di reclusione, ma è stato lasciato a piede libero a causa di un errore, sul quale anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha chiesto che indaghino gli ispettori del dicastero. Tuttavia, sottolinea ancora la mamma della giovane vittima in una nota divulgata dal legale della famiglia Leo, "anche se quanto sinora emerso dovesse risultare confermato, non può essere in alcun modo utilizzato strumentalmente per ridurre le gravissime responsabilità di chi ha colpito un ragazzo pacifico e indifeso".

"Quanto accaduto a Stefano – ha aggiunto la donna in una nota – è una grave ferita per la nostra comunità: è stata una grande sconfitta per tutti, ora ci vuole una grande vittoria di tutti", ribadendo tuttavia "la massima fiducia nel lavoro dei magistrati e dei carabinieri e sono sicura che porteranno a termine l'indagine nel migliore dei modi". La signora Chiri non aggiunge altro sulla vicenda della mancata carcerazione di Said. "Se ne sta occupando il nostro avvocato, io non voglio entrare nel merito della questione – ha ancora sottolineato -. Ringrazio i magistrati e gli inquirenti che hanno mostrato, oltre a professionalità e competenza, molta umanità e vicinanza. Stefano è stato un figlio meraviglioso, che mi ha dato tantissimo e questo nulla me lo potrà mai togliere. Mi ha sempre dato un amore incommensurabile, fatto di affetto, di attenzioni, di rispetto. Mi ha aiutato insegnandomi cose importanti: che sempre si può migliorare, ci si può trasformare superando i propri limiti, le proprie sofferenze e insicurezze. Vorrei ricordare Stefano facendo del bene. Sarebbe il modo migliore per dimostrargli la mia immensa gratitudine".

Le sue dichiarazioni arrivano dopo quelle del marito, Maurizio Leo, che si era detto "tradito" dopo aver saputo che il killer del figlio avrebbe potuto essere in carcere il giorno in cui ha ucciso Stefano. "Questo Paese non tutela i suoi cittadini. Voglio andarmene via. Non voglio più sapere niente. Mi sento svuotato di tutto. Mi sento tradito", aveva dichiarato al quotidiano La Stampa. Stefano è morto il 27 febbraio scorso. Qualche settimana dopo ha confessato il delitto il 27enne di origini marocchine Said Machaouat. Nessun gesto premeditato o scaturito da una lite, ma un assurdo delitto senza un reale motivo se non uno sguardo lanciato per caso in strada da una persone che aveva visto felice. "Volevo soffrisse come me", ha detto il killer alle forze dell'ordine.

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