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Torino, imprenditore si suicida. In un biglietto spiega: “Sono schiacciato dai debiti”

Alessandro Davicino, imprenditore edile di 40 anni, si è tolto la vita sparandosi in testa con la pistola del padre. Prima però ha scritto una lunga lettera alla moglie e alle figlie.
A cura di Davide Falcioni
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All'indomani del suicidio del titolare di una ditta di Rivoli, che si è gettato dal tetto del capannone a causa del fallimento della sua azienda, un altri imprenditore piemontese si è tolto la vita stamattina: è Alessandro Davicino, 40, che si è ucciso sparandosi in testa dopo aver scritto una lettera alla moglie e alle figlie di 11 e 5 anni, esplicitando si essere arrivato alla drammatica decisione perché schiacciato dai debiti.

La mamma dell'uomo ha raccontato a Repubblica: "Mio figlio ultimamente era sempre più triste, con me però non parlava dei suoi problemi. Forse non voleva preoccuparmi, sono anziana". Alessandro Davicino, però, di quei problemi non ha parlato neppure con la moglie, alla quale ha indirizzato una lunga lettera di scuse. L'uomo era un muratore, unico socio di una piccola azienda individuale che negli ultimi mesi era rimasta senza commesse. "A me diceva di avere tanto lavoro", dice incredula la madre. "Se aveva dei debiti non me ne ha parlato, lo avrei aiutato", dice la donna.

Alessandro Davicino si è sparato utilizzando la pistola del padre, ex guardiaparco ora in pensione ed ex cacciatore, regolarmente detenuta. Sul suicidio indagano i carabinieri di Pinerolo hanno avviato un'inchiesta: l'uomo, stando a quanto riferito dai familiari, non giocava e non si comprende dove possa aver contratto debiti tali da giustificare un gesto estremo. I militari hanno già parlato con la moglie e con alcune aziende del territorio per tentare di ricostruire nei dettagli le ragioni che potrebbero averlo spinto a rivolgere un'arma contro se stesso.

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