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Torino, centro che ospita 33 migranti rischia di chiudere. I cittadini si ribellano: “Li vogliamo”

A Cavoretto, quartiere nella periferia di Torino, i residenti hanno scritto una lettera al prefetto e al sindaco Chiara Appendino protestando per la chiusura di un centro che accoglie 33 richiedenti asilo. Tutti perfettamente integrati.
A cura di Davide Falcioni
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L'Italia è stanca di accogliere migranti? Certo, dal risultato delle ultime elezioni politiche si potrebbe dire questo, ma non mancano eccezioni virtuose, quelle in cui invece l'accoglienza viene considerata per quello che effettivamente è: un diritto per chi ne beneficia, un dovere per le istituzioni. E' per questo che a Cavoretto, elegante quartiere di Torino, un cospicuo gruppo di cittadini ha scritto una lettera al prefetto e alla sindaca Chiara Appendino protestando contro la chiusura di un centro che ancora oggi ospita 33 ragazzi provenienti dall’Africa e dal Pakistan. "Come cittadini vogliamo con forza affermare che la fine di questo esperimento sarebbe una incomprensibile sconfitta per tutti, non solo per gli ospiti, ma anche per i cittadini e per le istituzioni, perché l’accoglienza, seppur gestita da privati, è un progetto pubblico. Chiediamo quindi alle Istituzioni di attivare ogni mezzo per evitare questa sconfitta, in modo che i ragazzi possano continuare insieme, a Cavoretto, i percorsi intrapresi, potendo contare sul sostegno delle risorse del territorio".

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La lettera – i cui primi firmatari sono una quarantina i cittadini – è stata scritta dopo la decisione di due cooperative che gestiscono l'attuale struttura di accoglienza di non partecipare al bando prefettizio necessario per proseguire l'attività. Nei prossimi giorni, però, la missiva potrebbe essere sottoscritta da decine di altre persone, giacché nel quartiere il livello di integrazione degli stranieri era da tempo ottimo: "Il nostro – scrivono infatti i cittadini – si può ormai definire un modello per il legame che si è a poco a poco creato fra ospiti e cittadini, in un processo di fattiva integrazione, che ha consentito di mobilitare risorse e canali altrimenti impensabili. La ricaduta sul quartiere è stata sorprendente. Cavoretto, abbarbicato sulla collina, destinato a diventare un dormitorio, è stato vivificato dall’arrivo dei nuovi abitanti". Altro che minacce per la sicurezza: i migranti, in quel di Cavoretto, vengono considerati "nuova linfa vitale" per il quartiere, anche perché fin dal loro arrivo sono stati coinvolti in una miriade di attività: dai cineforum agli spettacoli teatrali, passando per i laboratori di cucina e di lettura. Tutte attività da cui i migranti hanno tratto beneficio, ma che ovviamente hanno visto la partecipazione di molti "autoctoni".

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