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Torino, al via lo sgombero dei rifugiati dall’ex villaggio olimpico

Si parte dai seminterrati della struttura, occupata da alcuni anni da un migliaio di profughi. Il piano prevede lo sgombero totale nel giro di tre anni: i primi sgomberati saranno accolti in alcuni locali messi a disposizione dalla diocesi.
A cura di Antonio Palma
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Dopo anni di polemiche, annunci e soluzioni mai applicate, da questa mattina all'alba ha preso il via, a Torino, il trasferimento dei primi migranti dall'ex Moi, il villaggio olimpico da tempo occupato da famiglie di profughi e migranti che vivevano in una situazione di degrado nel fatiscente palazzo dove mancava l’acqua e l’elettricità era diffusa con allacciamenti di fortuna. Lo sgombero è partito dalle cantine delle palazzine, dove vivono un centinaio di abusivi in condizioni considerate molto pericolose per la presenza di decine di bombole di gas.

L’intervento, coordinato dalla Questura, è stato deciso di concerto dalla sindaca Chiara Appendino, dal prefetto Renato Saccone e dal questore Angelo Sanna nell'ambito delle decisioni del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. Del resto l'occupazione andava avanti ormai dal 2013 e già nel dicembre del 2014 il giudice per le indagini preliminari di Torino Luisa Ferracane ne aveva disposto il sequestro preventivo e lo sgombero nell'ambito delle indagini sul'occupazione abusiva di edificio pubblico. Nel frattempo il numero di immigrati che vi abitano è andato via via aumentando e dal centinaio di occupanti presenti si è passati a circa mille

La situazione più critica nei sotterranei da dove è partito lo sgombero. Gli occupanti già ieri erano stati informati del trasferimento e qualcuno ha preferito andare via autonomamente, altri saranno ospitati in una ottantina di posti letto messi a disposizione dalla Diocesi. Il piano infatti prevede uno sgombero graduale in tre anni, da adesso fino al 2020, trovando man mano altre sistemazioni per gli occupanti. Il piano prevede anche che dopo lo sgombero gli scantinati vengano murati così da impedire una nuova occupazione.

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