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Torino, 4 fratelli seviziati dal padre: li frustava col filo elettrico e legava alle sedie

Le violenze alle quali una coppia di egiziani, imputati a un processo per maltrattamenti a Torino, avrebbero costretto quattro dei loro figli, tutti minorenni all’epoca dei fatti. Il pm ha chiesto una condanna esemplare per il padre e la madre dei ragazzi.
A cura di Susanna Picone
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Frustati con il filo elettrico sulle mani e sotto la pianta del piede, legati alle sedie e rinchiusi in una stanza senza finestre, al buio, senza cibo per ore. E ancora, costretti a svegliarsi all’alba ogni giorno per pregare, studiare il Corano e frequentare una scuola araba a Torino, le ragazze a portare anche il velo controvoglia. È quanto avrebbero subito tre sorelle minorenni e il loro fratellino per colpa dei loro genitori, una coppia di nazionalità egiziana ora a processo nel capoluogo piemontese. Le violenze sarebbero andate avanti per anni, dal 2011 al 2015. La svolta per i loro figli, terrorizzati dal genitore, è arrivata quando un giorno una delle ragazzine si è confidata a scuola con un’insegnante: “Non voglio più stare con mamma e papà. Papà mi picchia e io preferisco morire”. Sono stati allertati i servizi sociali e il caso è stato segnalato alla magistratura. La Procura di Torino ha quindi aperto un fascicolo sui maltrattamenti in famiglia e indagato i genitori dei ragazzi. Nei confronti della coppia il pubblico ministero Dionigi Tibone ha chiesto oggi condanne a 5 anni di reclusione per l’uomo e a 3 anni e sei mesi per la donna.

“Gli imputati – ha detto il pm nel corso della requisitoria – non hanno ammesso l’errore. Questa mancanza di riflessione significa che non ci si è resi conto di ciò che è accaduto”. Durante le indagini è emerso che i ragazzi erano costretti a vivere in una camera molto piccola, senza riscaldamento, e con il bagno sul ballatoio. Nel corso del processo è intervenuta in aula anche l’insegnante che aveva raccolto le confidenze di una delle vittime: “Aveva spesso delle crisi in classe – ha raccontato la donna -, diventava tutta bianca, tremava e poi sveniva. Avevamo sistemato addirittura un materassino in classe per poterla soccorrere quando stava male. In due occasioni, nel novembre 2014, abbiamo dovuto accompagnarla in ospedale”. La sentenza verrà pronunciata il 24 novembre. La donna a processo, madre dei bambini maltrattati, si è difesa dicendo che nessuno li avrebbe mai capiti: “Vivevamo in sette in pochi metri quadrati, eravamo in una situazione disperata e nessuno ha mai compreso le nostre difficoltà”.

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