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Opinioni

Tony Blair ha chiesto scusa per la guerra in Iraq, e allora?

Tony Blair ha ammesso di aver sbagliato sulla guerra in Iraq e ha chiesto scusa. Per conto mio, non basta.
A cura di Saverio Tommasi
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E così Tony Blair ha ammesso di aver sbagliato sulla guerra in Iraq, sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e sul terrorismo religioso islamico, ammettendo di aver contribuito a diffonderlo con operazioni di guerra avventate e sbagliate.

Quando tutto questo lo diceva il movimento pacifista ci avevate etichettato come i visionari, i sognatori, gli utopisti, gli irresponsabili, i ragazzini radical-chic, quelli che di politica non possono capire, gli amici dei terroristi, i comunisti con la "c" e i komunisti con la "k". Ci chiamavate idealisti, pacifisti, sinistrati, pacifisti con il culo degli altri, anime belle, antitaliani, nemici degli italiani. Dicevate che eravamo quelli che vanno alle manifestazioni per un panino offerto dalla Cgil, quelli che vanno alle manifestazioni per saltare un giorno di scuola, quelli che okkupano la scuola per saltare una settimana di lezione. E invece avevamo ragione noi.

Avete stuprato un intero vocabolario per metterci in un angolo, e non dico che non ci siate riusciti, ci siete riusciti eccome. Oggi le guerre ci sono ancora e le bandiere della pace non ci sono quasi più.
Avete cambiato il significato alle parole, pur di renderci impotenti nel fermare le vostre bombe. Avete coniato espressioni come "esportare la democrazia" e "pacificatori", e nel frattempo avete continuato a bombardare. Avete bombardato ospedali, moschee, scuole, cimiteri e funerali. Tutto per errore, naturalmente, ma avete bombardato tutto. E oggi siamo meno sicuri di ieri. Rintanati nelle nostre case per paura dell'Isis, o di un ladro. Un pensionato che ha ucciso un uomo in fuga è diventato l'eroe di metà Paese. Avete vinto voi, è evidente.

Avete vinto la sedia, la poltrona, il posto d'onore alla tavola imbandita. Avete vinto anche la possibilità di dire "ci siamo sbagliati" senza essere rincorsi da un'intera generazione. Ma a noi è rimasta la dignità e un po' di respiro. Qualcosa, ancora, resiste. Da qualche parte c'è ancora una nonna che spiega alla nipotina il sogno delle partigiane.

Qualcosa, dicevo, resiste. Voi continuate con la guerra, ma non riuscite a fermare l'esigenza di vita di chi dalla guerra scappa. Perché qualcosa, nel vostro meccanismo, non ha funzionato. Ci sono sacche di umanità che non avevate previsto, nonostante abbiate provato a incattivirci.

Perché il segreto che tu non hai mai capito, caro Blair, caro Bush, cari epigoni di casa nostra, in fondo è tutto qui: la nostra felicità non può essere staccata da quella degli altri.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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