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Terrorismo, Pansa: “Italia a rischio, 60 italiani tra i Foreign fighters”

Il capo della polizia in audizione alla Camera sul pericolo terrorismo: “L’attenzione è massima e i controlli sono aumentati, ma sui barconi non risultano terroristi”.
A cura di Antonio Palma
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"I teatri di guerra oggi sono molto più vicini a noi. Per questo l'Italia è più esposta al terrorismo internazionale rispetto al passato", è l'allerta lanciata oggi dal capo della polizia italiana, Alessandro Pansa, durante l'audizione davanti alle commissioni Giustizia e Difesa della Camera per parlare del pericolo terrorismo nel nostro Paese. Davanti ai parlamentari di Montecitorio l'ex Prefetto ha fatto il punto sulla situazione terrorismo in Italia, spiegando che in linea generale esiste un "fattore di rischio molto più accentuato" rispetto agli anni scorsi anche se non c'è nessun segnale di attacco imminente. Del resto i pericoli sono tanti ma di difficile individuazione anche perché c’è una forte "complessità dello scenario degli attori coinvolti", ha sottolineato Pansa. Uno dei rischi potrebbe arrivare dai cosiddetti Foreign fighters andati a combattere in Siria e in Iraq per lo stato islamico e poi ritentarti in Europa. "Una buona parte" degli oltre 3mila foreign fighters europei andati a combattere per il Califato "è già rientrata in Europa" ha ricordato Pansa, confermando che il fenomeno riguarda anche l'Italia.

"Sui barconi non risultano terroristi"

"Sono tornati alcuni foreign fighters, sono pericolosi e l'attenzione su di loro è massima" ha sottolineato il capo della Polizia, spiegando: "I combattenti partiti dal nostro Paese sono 60, di cui 5 di origine italiana, 2 con doppia nazionalità e gli altri di origine straniera. Di questi, un numero ridotto è rientrato". Ad ogni modo "sono soggetti a forme di attenzione e controllo da parte della nostra intelligence" ha tenuto a precisare Pansa, ricordando che "la pericolosità di quello che si addestra sul campo sta nel fatto che impara a sparare in maniera più efficace, ma è anche facile da individuare mentre chi si addestra da solo, invece, è più pericoloso e difficile da trovare". Per questo "abbiamo rapporti con le comunità islamiche, per facilitare i rapporti con le istituzioni ed evitare massimalismi che non vogliamo" ha dichiarato Pansa. Al momento "i controlli sono aumentati e ci sono piani specifici che abbiamo adottato per alcuni voli" ha precisato il numero uno della polizia, mentre per quanto riguarda i recenti cadi di allarmismo su possibili infiltrazioni di jihadisti dell'Isis sui barconi di immigrati, Pansa ha spiegato che "immigrazione non è sinonimo di terrorismo: sui barconi non risultano terroristi ma è una eventualità non si può escludere a priori".

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