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Terni, morso da un ragno violino rischia di morire: vigile vivo per miracolo

Un vigile urbano di 59 anni di Terni è vivo per miracolo dopo essere stato morso da un ragno violino nel giardino di casa sua: “Prima il gonfiore, poi la febbre. Il veleno stava per intaccare organi vitali”.
A cura di Ida Artiaco
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Il morso di un ragno violino avrebbe potuto costare molto caro ad un agente della Polizia Municipale di 59 anni di Terni. Come racconta il quotidiano Il Messaggero, l'uomo è stato punto dall'insetto velenoso nel giardino di casa sua, alla periferia della città umbra. Ma non aveva avuto particolari sintomi se non dopo qualche giorno, quando il braccio sinistro ha cominciato a gonfiarsi ed aveva la febbre alta. Dopo aver visto vari medici, è arrivato al pronto soccorso dell'ospedale di Terni, dove analisi più approfondite hanno permesso di collegare quelle patologie al mordo del ragno.

"Tutto è cominciato mentre facevo dei lavori a casa – ha detto il 59enne -. Ho infilato le mani in un sacco di gesso, ho visto un piccolo ragno sul braccio e l’ho subito tolto. Non ho sentito dolore e non gli ho dato peso. Dopo un paio di giorni si erano formate due piccole croste a distanza di due centimetri l’una dall’altra, ma non avrei immaginato che quello sarebbe stato solo l’inizio di un calvario". Dopo il gonfiore al braccio e la febbre, le sue condizioni sono rapidamente peggiorate. I reni non funzionavano più e il braccio era in necrosi.

"Se fosse andata bene avrei rischiato l’amputazione del braccio ma il veleno che era andato in circolo stava per intaccare fegato e cuore. Non è stato semplice risalire all’origine della patologia – ha continuato a raccontare l'uomo al Messaggero – i medici, visto il lavoro che svolgo, mi hanno fatto una serie di domande per capire quale tipo di contatti avessi avuto negli ultimi tempi. In questo frangente ho raccontato l’episodio di quel piccolo ragno che mi aveva morso diversi giorni prima e questo ha permesso di ricostruire quello che era accaduto e iniziare una terapia antibiotica mirata. Se vi dico queste cose lo devo alla professionalità dell’equipe medica del reparto di malattie infettive guidato dalla professoressa Daniela Francisci".

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